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Cinque trofei di Platino (quasi) impossibili da ottenere

Immagine del redattore: Marco SalvadoriMarco Salvadori

Scopriamo insieme cinque videogiochi che richiedono veramente troppo tempo, grind o semplicemente abilità sovrumane per riuscire nell'impresa di ottenere ogni trofeo della loro bacheca e di conseguenza lo scintillante trofeo di Platino.

 

In epoca moderna i videogiochi pongono diverse sfide, per chi abbia la voglia di coglierle; tra queste vi è la caccia agli "achievement". La sfida in alcuni casi è molto, forse troppo ardua e per alcuni il gioco non vale la candela.


Tuttavia, tale mania è diventata pratica comune per molti, per altri addirittura una missione. Videogiocatori di ogni dove si sono ritrovati a diventare cacciatori di achievement senza neppure accorgersene, mentre altri rigettano totalmente l'idea del collezionare una manciata di trofei virtuali. Alla base della diatriba c'è sempre lo stesso concetto: perché collezionare trofei che, al di là della sensazione di completezza, non servono materialmente a niente?


La risposta è semplice: l'arte dell'intrattenersi è bella perché varia; ognuno si diverte a modo proprio e se per alcuni il divertimento sta solo nel giungere ai titoli di coda di un titolo, per altri esso può risiedere in altri aspetti, come appunto quello del collezionare, di porsi delle sfide e superarle.


Per comodità, tratteremo dei "trofei", ossia gli achievement così chiamati in casa PlayStation. Ogni videogioco ha una serie di trofei di bronzo, argento e oro da ottenere che riguardano più o meno ogni aspetto del gioco stesso. Una volta sbloccati tutti, si ottiene in automatico l'ultimo ambìto trofeo: il Platino.


Scopriamo insieme cinque trofei di Platino veramente assurdi da ottenere.


Metal Gear Rising: Revengeance


Metal Gear Rising: Revengeance, spin-off sui generis della celebre saga di Metal Gear Solid di Hideo Kojima, usciva nel 2013 grazie a Platinum Games, studio specializzato nel confezionare giochi d’azione adrenalinica. Rising vede come protagonista Raiden, uno dei comprimari della saga principale, tornare nelle vesti di cyborg ninja al servizio di una delle tante PMC (compagnie militari private) quattro anni dopo gli eventi di Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots.


Il gioco ha diversi obiettivi da conseguire: run a varie difficoltà, collezionabili, trofei specifici in varie missioni. Tutto nella norma. Poi però incappiamo nel trofeo “Tempestoso”. Questo simpatico obiettivo richiede di terminare il gioco alla difficoltà più alta, "Revengeance", ottenendo tutte valutazioni S nei combattimenti.

Metal Gear Rising Revengeance
I requisiti per il rank S

Come si ottiene una valutazione S in un combattimento? Beh, ogni battaglia viene valutata tramite un punteggio, il cui totale è dato dalla somma di diversi fattori, tra cui: numero di uccisioni, numero di volte in cui si usa la tecnica Zandatsu, combo più lunga, tempo impiegato e quanti BP (Punti Battaglia, per comprare gli upgrade) si è guadagnato dal combattimento. Maggiore è la combo, più BP si guadagnano. Ci sono anche due parametri extra: un bonus Nessun Danno (subìto) e un bonus Nessuna Uccisione (facile a dirsi in un gioco in cui si affettano i nemici con la spada). Ah, ogni boss della storia ha un trofeo annesso che richiede che lo si sconfigga senza subire alcun danno durante lo scontro.

Metal Gear Rising Revengeance

Ad oggi, il trofeo di Platino “Revengeance” di Metal Gear Rising: Revengeance è stato ottenuto dallo 0.7% dei giocatori.


The Last of Us


The Last of Us non ha sicuramente bisogno di presentazioni ma, per amor di cronaca, seguiranno due righe di contesto. The Last of Us è la più famosa IP di Naughty Dog, la software house creatrice di Crash Bandicoot e Uncharted. Riconosciuta come una delle saghe che più ha avvicinato il cinema al videogioco, acclamata e premiata dalla maggior parte della critica e del pubblico, la serie post-apocalittica con protagonisti Joel ed Ellie conta due episodi; il primo di essi uscito nell’ormai lontano 2013 per PlayStation 3, poi rimasterizzato l’anno successivo per PlayStation 4. Più recentemente ne è stato fatto un remake per PlayStation 5 con lo stesso motore grafico del sequel. Questo articolo farà riferimento al primo episodio originale e di riflesso alla sua versione Remastered.


Il trofeo di Platino di The last of Us risulta ostico principalmente per tre motivi: la presenza di un trofeo per ogni singola difficoltà scelta, la ricerca di collezionabili particolari e la presenza di un comparto online che richiede molto tempo.


Il gioco propone diverse difficoltà: Facile, Normale, Difficile e Sopravvissuto. Se si finisce il gioco ad una difficoltà, si sblocca sia il trofeo della stessa, sia tutti quelli delle difficoltà più basse. Facile no? Beh, no, perché esiste anche la Nuova Partita +, e c’è un trofeo annesso anche per questa, uno per ogni difficoltà. Significa che, se si finisce il gioco a livello Normale e si ottengono i trofei di questo e della difficoltà “Facile”, poi va finito anche in Nuova Partita + per ottenere “Normale +” e “Facile +”. Non solo, la difficoltà Sopravvissuto, che si sblocca dopo aver finito il gioco una volta, conta anch’essa una Nuova Partita +. In soldoni, il gioco va finito minimo quattro volte per ottenere tutti i trofei relativi alle difficoltà.


Parlando di collezionabili: oltre ai classici oggetti nascosti (…ssimi) da trovare, siamo chiamati ad aprire speciali porte chiuse, con un coltello ad uso singolo o quasi che si rompe facilmente, e le risorse per crearne di nuovi sono poche (trofeo “Mastro delle serrature”) e ad assistere a speciali conversazioni tra i protagonisti (trofeo “Voglio parlarne”) da far attivare in punti specifici dopo aver soddisfatto precise circostanze (che il giocatore non può conoscere, a meno che non vada su internet per capire cosa fare… Chissà a che pensavano gli sviluppatori?)

The Last of Us
Una delle tante conversazioni facoltative

E l’online? Nulla di che, bisogna scegliere una delle due fazioni proposte e giocare una serie di partite, cercando di vincerne il più possibile, perché in base alle vittorie ottenute ne va della salute del vostro clan (che non è altri che un punteggio che non deve mai scendere a zero) per dodici settimane in-game: ogni giorno equivale ad una partita. Fatto il conto? Eh già, salvo run rovinate dalla sfiga, dovrete giocare un totale di ottantaquattro partite per finire il viaggio. Tutto va poi rifatto il tutto anche con l’altra fazione, mi raccomando (trofei “Luce” e “Cacciatore”).


Il trofeo di Platino “Non può essere vano” di The Last of Us per PS3 ad oggi è stato guadagnato dallo 0.3% dei giocatori, mentre quello della Remastered per PS4 dallo 0.5%. Dopo tutto questo sforzo, il titolo del trofeo pare più che appropriato.

The Last Of Us

P.S. Per i più sadici, entrambe le versioni del gioco vedono anche una serie di trofei aggiuntivi, che non contano per il Platino. Tra questi c’è la richiesta di finire il gioco in modalità Realismo, che non è altri che la modalità Sopravvissuto con l’aggiunta del “permadeath” (se muori, ricominci il gioco). Ovviamente anche in Nuova Partita +, per non farsi mancare nulla!


Final Fantasy IX


Final Fantasy IX, lo dice il titolo, fa parte della leggendaria saga di videogiochi di ruolo nipponica Final Fantasy. Uscito originariamente nel 2000, è stato l’ultimo Final Fantasy ad uscire sulla prima PlayStation ed è considerato dai più come uno dei titoli più riusciti, insieme agli altri Final Fantasy approdati su Playstation di prima generazione e all’acclamatissimo Final Fantasy X, che debuttò su PlayStation 2.


Recentemente, come quasi tutti i capitoli di FF, anche il nono episodio ha ricevuto un restyling grafico che, nel corso degli anni, ha finito per diventare disponibile su tutte le piattaforme. La versione PlayStation 4 è del 2017 e conta veramente tanti trofei ostici per il raggiungimento del Platino. In sostanza, la lista di trofei rispecchia ciò che Final Fantasy IX è: un JRPG vecchia scuola, spesso sinonimo di difficoltà inumana e artificiosa.

Final Fantasy IX
Barare o non barare... Questo è il dilemma,

Si parla di dover raggiungere un determinato punto del gioco in meno di dodici ore per ottenere un’arma leggendaria altresì negata al giocatore (trofeo “La spada perfetta”), all’assistere a qualcosa come settantanove siparietti riguardanti interazioni dei compagni di squadra (trofeo “Critico cinematografico”) … e altre amenità. Ad ogni modo, i trofei più ostici di tutti rimangono “Carneficina” e “Viva il Re”. Il primo dei due trofei richiede di uccidere diecimila nemici (si tratta di un’operazione di grinding sfiancante); il secondo invece si riferisce al minigioco del salto della corda, la cui corda va saltata per mille volte… di fila! Operazione quasi impossibile, tant’è che molti giocatori hanno scelto la via dell’imbroglio, tramite un trucco non troppo lusinghiero ma decisamente giustificato.

Final Fantasy IX

Il trofeo di Platino “Gli eroi di Gaia” è stato ottenuto dall’ 1% dei giocatori.


The Last Guardian


The Last Guardian è l’ultima opera del game designer Fumito Ueda. Il titolo è del 2016 e condivide con gli altri titoli del maestro Ueda vari aspetti, tra i quali, stile, temi e visuali ma, come di prassi, narra una storia a sé; una storia fatta di poche parole e tanto amore tra un bambino e un bizzarro animale, Trico. I due si ritrovano insieme in una situazione difficoltosa e sono costretti a cooperare per uscirne.


Di genere action-adventure, The Last Guardian non ha avuto il successo che si sarebbe meritato, frainteso da molti soprattutto a causa del comportamento di Trico, in realtà un punto forte del gioco. Se infatti il bambino può impartire ordini all’animale, all’inizio della storia la poca confidenza tra i due non permette chissà quali interazioni e Trico (come farebbe ogni animale) spesso tende ad ignorare i comandi. Le cose cambiano a mano a mano che si prosegue.


L’ottenimento dei trofei è piuttosto impegnativo; nonostante il gioco sia uno “story-driven” piuttosto contenuto, sono molte le azioni da intraprendere per portare a casa il Platino. Tra queste c’è: “Pieno di barili”, in cui bisogna trovare ogni singola fonte di cibo da dare a Trico; “Dimmi tutto”, in cui bisogna ascoltare ogni indizio dalla voce narrante (il che significa dover aspettare in punti specifici per alcuni minuti…); “Emissario fulmineo”, ossia completare il gioco in meno di cinque ore e addirittura “Emissario intoccabile”, cioè cercare di raggiungere il finale senza mai un game over!

The Last Guardian

Il trofeo di Platino “L’ultimo Guardiano” ad oggi è stato ottenuto dallo 0.3% dei giocatori.


Wolfenstein II: The New Colossus


La serie di Wolfenstein ha un grande, anzi immenso merito: ha contribuito a rendere popolare (insieme a Doom) il genere degli sparatutto in prima persona, in inglese “first person shooters” o, più comunemente, FPS. Fu il terzo capitolo della serie, del 1992, dal titolo Wolfenstein 3D, ad avere tale merito. Nel corso degli anni, numerosi altri capitoli furono partoriti, finché l’intera saga fu acquisita da Bethesda Softworks intorno al 2010. La nuova proprietaria commissionò ad uno dei suoi studi interni, MachineGames, la realizzazione di un reboot, il quale vide la luce nel 2014, dal titolo di Wolfenstein: The New Order. Un’espansione standalone, Wolfenstein: The Old Blood, uscì nel 2015. Poi fu la volta del sequel diretto: Wolfenstein II: The New Colossus, del 2017.


Se i vecchi videogiochi di Wolfenstein trattavano la lotta ai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, con questi ultimi sempre alla ricerca di poteri occulti e paranormali, la serie reboot immagina invece un mondo governato da ideali hitleriani a seguito di un’eventuale vittoria dell’Asse. Un futuro, o passato che dir si voglia, distopico e terrificante.


Terrificante è anche la caccia al Platino di Wolfenstein II: The New Colossus. Questo perché, a differenza dei precedenti due capitoli, il secondo richiede di terminare il gioco a difficoltà "Mein Leben". La Mein leben è la difficoltà più alta con annessa la meccanica del “Permadeath”, che, come avrete capito, obbliga il giocatore a ricominciare da capo qualora incappasse nel game over. Tale difficoltà non è presente nel primo capitolo (la più alta è la "Uber") ed è invece presente nello spin-off, ma semplicemente non ha un trofeo dedicato, per cui non risulta necessaria ai fini dell’ottenimento del Platino.

Wolfenstein II

Difficoltà altissima senza mai morire: il risultato è che, anche solo a causa del singolo trofeo “Mein Leben!” (che in questo caso è pure un misero trofeo di bronzo), la percentuale di giocatori ad aver ottenuto il Platino “The New Colossussfiora lo 0.1%. Ancora oggi è tra i trofei più rari di sempre!


E voi? Siete cacciatori di trofei? Fateci sapere quali sono stati per voi i trofei di Platino più difficili da ottenere!

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