Come Mamma, ho perso l'aereo ha cambiato la nostra vita
- Matteo Pelli
- 6 dic 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Immaginate di andare in vacanza e avere quella strana sensazione di aver dimenticato qualcosa.
Ma cosa? Il gas non è stato chiuso? La porta del garage è rimasta aperta? Il gatto avrà i croccantini?
Oppure vostro figlio di otto anni è rimasto da solo mentre voi siete in viaggio verso Parigi?
L’incipit di Mamma, ho perso l’aereo è tutto qui, rappresentato nella sua semplicità disarmante ma non è solo questo.
“Non voglio nessuna famiglia, le famiglie rompono!”

31 gennaio 1991, un freddo giovedì come tanti.
Hai 9 anni, stai andando al cinema del paese con i tuoi genitori per vedere quello che in America è stato definito come un vero e proprio fenomeno al box office.
Un’ora e quaranta di risate, buoni sentimenti e tanto spirito natalizio.
Finisce il film, torni ai tuoi giochi e ai tuoi cartoni animati e sei felice, ti immagini come sarebbe entrare nei panni dello scalmanato Kevin McCallister, un bimbo di soli 8 anni dimenticato a casa da dei genitori troppo distratti. All'epoca non ci pensavi, hai solamente riso come un matto per le disavventure di due poveri ladri che volevano svaligiare casa McCallister, senza fare i conti con le trappole del mefistofelico bimbo di 8 anni. Una pellicola di Natale come tante dicevi, eppure anno dopo anno e visione dopo visione ti saresti affezionato a quel film, crescendo con lui.
32 anni dopo, ormai quarantenne, riguardi il film con il solito sguardo di chi l’ha visto decine e decine di volte, ormai abituato alle lamentele iniziali di Kevin, alle preoccupazioni di sua mamma che vuole tornare indietro, alle gag di due improbabili ladri che allagano le case e all'organizzazione del giovane McCallister nel difendere la sua magione.
Eppure a questo giro ci vedi qualcosa di diverso, qualcosa che all’epoca (complice la giovane età) ti era sfuggito…
Scritto dal guru delle commedie adolescenziali John Hughes (Una pazza giornata di vacanza, Breakfast Club) e diretto da Chris Columbus (Mrs.Doubtfire, L’uomo Bicentenario e i primi due capitoli di Harry Potter), Mamma, ho perso l’aereo è la classica commedia natalizia che riesce ad essere non solo una comica parodia del genere slapstick ma anche un vero e proprio percorso di crescita per il giovane Kevin McCallister (un lanciatissimo Macaulay Caulkin), una maturazione verso l’età adulta con cui il piccolo pestifero dovrà inevitabilmente fare i conti.
“Sì, è solo un bambino… i bambini sono stupidi!”

La ricetta vincente di Mamma, ho perso l’aereo ad ogni modo non è solamente nell’ingegnoso piano di battaglia che Kevin usa contro Harry e Marv nel terzo atto del film, le radici del successo di questo film sono ben piantate già dai primi minuti della pellicola.
Il senso di abbandono di Kevin (dal suo punto di vista) è presente già dalle battute iniziali quando la nostra piccola peste si sente solo contro tutti, un emarginato in lotta contro una famiglia che, a suo dire, lo considera come una palla al piede ritenendolo niente di più che un “piccolo delinquente”, “un disastro” e, in generale, “un incompetente”.
Una convinzione che si fa strada nella testa del piccolo tanto da farlo desiderare di non volere più una famiglia, un desiderio che (suo malgrado) verrà esaudito quando, a causa di un blackout notturno, la famiglia McCallister dovrà partire in fretta e furia dimenticandoselo malamente a casa.
Ecco quindi che Kevin rimarrà completamente da solo, inizialmente gioendo e facendo bisbocce per l’enorme villa deserta, mangiando schifezze guardando film per adulti.
Dopo l’iniziale divertimento, inevitabilmente il piccolo dovrà avere a che fare con la gestione della casa: non solo fare la spesa (rubando i soldi al fratello maggiore Buzz), occuparsi della pulizia dell’enorme villa e bearsi di essere in grado di farsi una doccia (cosa non molto gradita a quanto pare), ma soprattutto dimostrare di essere un vero e proprio uomo di casa in grado di difendere la magione dall’attacco di una coppia di manigoldi pronta a tutto pur di svaligiare villa McCallister.
Quello che i due lestofanti, Harry (Joe Pesci) e Marv (Daniel Stern), non immaginano è che Kevin non ha solamente il senso della responsabilità dalla sua parte ma anche un diabolico ingegno.
“Questa è la mia casa, devo difenderla!”

Eppure quello che inizialmente sembrerebbe un puro divertimento (come nella sequenza dei manichini), la minaccia della violazione della proprietà privata si trasforma lentamente in paura, in smarrimento, in quel senso d’abbandono che ora è tangibile e reale più che mai.
Solamente il confronto con Marley, un anziano spalaneve vittima delle malelingue e delle maldicenze di quartiere, aprirà gli occhi a Kevin: la solitudine del vecchietto è dovuta al suo mancato rapporto con il figlio, perso parecchi anni prima a causa di un banale litigio.
Ergo, la famiglia è importante e senza la famiglia a proteggerlo Kevin dovrà difendere la sua dimora qualsiasi cosa succeda.
Il terzo atto di Mamma, ho perso l’aereo, quindi, è sicuramente quello più conosciuto e quello più spassoso.
Le diaboliche trappole di Kevin (alcune anche potenzialmente letali) fanno da contorno alla difesa di villa McCallister in pieno stile slapstick, riportando alla memoria dello spettatore Buster Keaton o i corti animati di Willy il Coyote.
Una sequenza sicuramente divertente ma utile solamente alla risoluzione degli eventi: dopo aver difeso casa sua dai Banditi del Rubinetto (nome tanto buffo quanto controproducente), Kevin riabbraccia la famiglia con la consapevolezza di aver fatto un grande passo verso l’età adulta e, come si suol dire, vissero tutti felici e contenti.
Fino alla prossima disavventura tra le strade della Grande Mela nel sequel Mamma, ho riperso l’aereo.

Acclamato dal pubblico che ne decretò il successo internazionale con un incasso di ben 285 milioni di dollari (a fronte di un budget di 18 milioni), Home Alone (titolo originale del film) non fu del tutto apprezzato dalla critica dell’epoca eppure nonostante i suoi 32 anni di età regge ancora bene la prova del tempo non solo nel suo essere una commedia dai toni spensierati, ma anche nei profondi insegnamenti che la pellicola mette in mostra con sapiente perizia, leggera ironia e profonda commozione.
I valori della famiglia, il senso di responsabilità e il percorso di crescita sono narrati con raffinatezza da un John Hughes in stato di grazia, aiutato dalla regia del giovane Chris Columbus (già sceneggiatore di Gremlins e I Goonies) che enfatizza le espressioni di un divertito Macaulay Caulkin facendolo entrare nell’immaginario collettivo come il “bambino di Mamma, ho perso l’aereo”, diventando una vera e propria icona della cultura pop anni 90, ruolo con cui tutt'ora è conosciuto nonostante i suoi quarantadue anni di età. Home Alone diventerà talmente famoso da generare ben 5 sequel (due dei quali usciti in sala, uno direttamente in home video) più una sorta di soft-reboot di dubbio gusto uscito l’anno scorso in esclusiva su Disney+.
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