Con la conclusione del mese di ottobre e l’ingresso negli ultimi due mesi dell’anno, abbiamo pensato di sederci per dare uno sguardo a quelli che sono i possibili candidati al Game of the Year 2024!
Col passare dei mesi si avvicina sempre di più la data di quella che è considerata la premiazione videoludica più importante dell’anno: The Game Awards. Condita con annunci, trailer e ospiti mai deludenti, la cerimonia premia il merito degli sviluppatori e artisti del settore nelle diverse categorie e nei vari generi. Più importante fra tutti è, però, il cosiddetto GOTY - Game of the Year, un premio che al di là di qualsiasi distinzione di tipologia di titolo, premia quello che fra tutti, si è distinto sopra gli altri, il gioco dei giochi, quello che più sarà ricordato quando parleremo, nel futuro, dei giochi del 2024.
Sulla base dei meriti ottenuti nell’apprezzamento di critica e videogiocatori, con un occhio rivolto anche a memorabilità, clamore e comparto artistico, abbiamo formulato per voi la lista dei sei possibili candidati al GOTY del 2024.
Chiaramente, non vengono inclusi i titoli che sono ancora in uscita e in tempo per la selezione, visto che senza giocarli, non abbiamo la possibilità di stabilire, effettivamente, la qualità del titolo.
Prince of Persia The Lost Crown
L’anno comincia con uno strano caso: a gennaio, Ubisoft ci propone un Prince of Persia fuori dagli schemi. Con un titolo in 2.5D, impegnativo e fortemente metroidvania, viene infatti rilanciata la serie. Il reboot stupisce non poco, e non soltanto perché Ubisoft sembra finita in una spirale di titoli open world poco memorabili basati su ormai qualsiasi franchise su cui riesca a mettere le mani, ma perché, seppur fuori dal genere per la software house, The Lost Crown funziona meglio di qualsiasi altra pubblicazione recente.
Accattivante, diverso, stimolante, il gioco spinge Prince of Persia in una nuova dimensione, in cui ispirazione artistica e cura per i dettagli tecnici mettono in ombra con facilità tutti i titoli di questo genere usciti nei mesi successivi. Azione ed esplorazione curiosa, segreti e sopravvivenza, si fondono per tenerci incollati al gioco. Non è semplice produrre il reboot di una serie snaturando quello che ormai era il gameplay caratteristico da decenni, eppure il team di Montpellier ci è riuscito con successo.
Sarebbe il caso che Ubisoft tenga bene a mente che questo è il suo titolo meno controverso negli ultimi anni, un gioco su cui c’è quasi tutto di positivo da dire. Auspichiamo quindi una candidatura al Game of the Year, così che almeno la nomination possa far comprendere quali sono i titoli di cui i giocatori hanno davvero bisogno e quali sono quelli che, ormai, hanno stancato.
Like A Dragon: Infinite Wealth
Non c’è solo Prince of Persia ad aprire l’anno, ma anche Like A Dragon: Infinite Wealth, affermatosi con un numero di vendite impressionante e col voto medio più alto per la saga di Yakuza di sempre, guadagnandosi addirittura il perfect score di Famitsu.
Seppur facendo un po’ troppo affidamento al passato e alla nostalgia sul fronte della narrativa, non è nelle vicende della trama che l’avventura Hawaiiana della serie trova la sua forza: Infinite Wealth è caotico, fuori controllo, così colmo di attività secondarie di ogni genere, che le ore passano senza neanche che ci accorgiamo di esserci allontanati da tutti gli obiettivi principali. Con un combat system ridefinito ed arricchito con quel tocco di follia caratteristico della serie Yakuza, Infinite Wealth si propone come la versione definitiva della serie fino a questo punto.
A fare da collante tra il passato e il futuro della saga c’è un titolo di ottimo spessore, che di certo saprà come far ridere il giocatore anche nelle sue giornate più cupe e come impegnarlo strategicamente quando vorrà essere messo alla prova.
Final Fantasy VII Rebirth
Arrivato sulle Playstation 5 dei videogiocatori il 29 febbraio del 2024, Final Fantasy VII Rebirth è sì un remake, ma è anche qualcosa di completamente nuovo e inesplorato - come già chiaro dai primi due minuti di gioco. Square Enix riproduce con minuziosità e dedizione il mondo di Final Fantasy VII, ma non per questo teme l’espansione e le aggiunte, giungendo così a offrire al giocatore 150 ore di gioco nel mondo di Gaia, intinte di minigiochi, attività secondarie, combattimenti epici e una trama che non smette mai di rapire il cuore.
È il Pianeta stesso il successo di Rebirth, un po’ come è l’anima delle vicende narrative: il giocatore, che abbia giocato o meno l’originale, vaga per le grandissime mappe aperte, con la bocca spalancata, meravigliandosi della bellezza che ha davanti e degli spazi che percorre. La dedizione degli sviluppatori è tale che – ne abbiamo già parlato qui – alcuni dei minigiochi presenti in Final Fantasy VII Rebirth potrebbero costituire titolo a sé stanti e proporsi autonomamente sul mercato, e noi saremmo felici di giocarli per decine di ore ancora.
Neanche il fatto che chiunque abbia giocato a Rebirth sia confuso su cosa accada nelle battute avanzate della trama riesce a togliere a Square Enix i meriti di aver creato quella che dovrebbe essere d’ora in poi la formula definitiva per la saga di Final Fantasy: dinamicità, strategia, segreti da scoprire, finalmente hanno un aspetto completamente moderno senza snaturare una delle serie JRPG più famose al mondo.
Astro Bot
Se doveste chiederci qual è stato il momento videoludico in cui siamo stati più felici quest’anno, non può che esserci una sola risposta: Astro Bot si è fiondato su Playstation 5 come un’esplosione, portando con sé quella ventata di indubbia qualità di cui Sony aveva proprio bisogno. Con le sue theme accattivanti, i suoi continui riferimenti al mondo videoludico – ambiente Playstation o meno – e la sua quasi inquietante cura per i particolari, questo platform è un piatto che non diventa mai freddo, e in qualsiasi momento della giornata venga servito, è sempre perfetto per accarezzare il palato.
Anche quando starete vivendo la vostra giornata peggiore, accendere la Playstation 5 e lanciarvi in qualche livello di Astro riuscirà a portarvi un sorriso sulle labbra. Nonostante la sua natura di piccolo platform dalle ore di gioco contenute (circa una dozzina), questo titolo è riuscito a ricatturare quello che il videogioco dovrebbe essere e che non sempre riesce ad essere in tempi recenti con una semplicità strabiliante: divertimento, emozioni, la sensazione di star condividendo qualcosa che gli sviluppatori hanno amato creare piuttosto che qualcosa che gli sviluppatori sono stati costretti a portare a termine.
Dalle prime battute agli interattivi titoli di coda, Astro Bot vince, vince e vince ancora, riuscendo a meritare, a nostro parere, un posto tra i giochi usciti del 2024 di cui parleremo ancora a lungo.
The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom
Da Nintendo tuona forte la necessità di stimolare la fantasia del giocatore: sull’onda di Tears of the Kingdom, Zelda ne riprende la prerogativa originale e l’adatta Echoes of Wisdom, mettendoci per una volta davvero nei panni della principessa che dà il nome alla saga. Un po’ come successo per Breath of the Wild e il suo sequel, il nuovo titolo prende le solide basi di Link’s Awakening e vi aggiunge la sua moderna ed attuale prerogativa di dare al videogiocatore l’opzione di far girare i propri ingranaggi abbastanza da trovare una strada a modo suo.
Grazie ai poteri donatele dal misterioso essere noto come Tri, Zelda è infatti capace di riprodurre gli oggetti che memorizza attraverso il proprio scettro e di sfruttarne il potenziale per l’attraversamento o il combattimento. Il risultato è, ancora una volta, che non sempre esistono metodi prestabiliti per raggiungere un luogo o un obiettivo, ed è spesso lasciato all’immaginazione di chi gioca il come superare gli ostacoli. Giocatori diversi potrebbero trovarsi dinanzi a modi completamente diversi mettendo a confronto le proprie partite.
In questo modo, il già ottimo gameplay di Link’s Awakening perde quella sensazione di frustrazione da blocco, quel vagare senza comprendere in quale parte remota della mappa trovare la soluzione, lasciando più spazio all’abilità e la creatività del giocatore, stimolandolo piuttosto che costringendolo a tornare sui proprio passi. La mente riposa senza impigrirsi: Echoes of Wisdom è il gioco perfetto per chi cerca l’equilibrio tra relax e stimoli creativi.
Metaphor ReFantazio
Atlus non manca un colpo, neanche quando lancia sul mercato due titoli di grande spessore in un anno, come Persona 3 Reload e Metaphor Re Fantazio. In quest’ultimo, la decennale comfort zone di Persona e Shin Megami Tensei viene abbandonata e, finalmente, col coraggio di abbandonare la lore delle Ombre, abbiamo un immaginario completamente nuovo e, soprattutto, totalmente fantasy.
Il risultato è egregio. Fin dalle prime battute il mondo e la narrativa di Metaphor sono affascinanti all’estremo, ci portano già a chiederci quale mistero si celi dietro tutto ciò che ci circonda: creature mostruose chiamate Umani, un mondo simile al nostro narrato da un libro, i misteriosi archetipi proibiti dalle istituzioni religiose. Metaphor ci propone un universo in cui immaginario e realtà sono confusi, i contorni sfumati, in cui realtà e finzione vivono l’uno dell’altra rendendo difficile la distinzione. Sulle basi del solido gameplay di Persona, il classico combattimento a turni dei JRPG diviene più dinamico, con abilità passive e attive, sfruttamento delle debolezze avversarie per aumentare i turni, un sistema di classi che può essere approfondito da ogni personaggio. In più, per evitare la tediosità dei dungeon, Metaphor furbescamente aggiunge la possibilità fin dall’inizio di sconfiggere i nemici più deboli rispetto al cast a colpi hack’n’slash rapidi ed ottenerne comunque l’esperienza.
Il risultato è un gameplay che non ha proprio nulla di macchinoso, pur non rinunciando alla tradizione, e una narrazione che non ha nulla di già visto, il tutto reso più accattivante - se possibile - da una colonna sonora epica, cantata e rappata in Esperanto.
Prima di concludere l’articolo, vorremmo dedicare qualche menzione onorevole a ottimi remake come Persona 3 Reload e Silent Hill II (che escluderemo semplicemente in qualità di rifacimenti che hanno sì aggiunto agli originali, senza però stravolgerne alcune prerogative, come ha fatto ad esempio Rebirth), e a giochi di più piccola dimensione, che probabilmente non ce la faranno ad arrivare tra i sei candidati, ma che vorremmo tanto tanto ce la facessero, quali Unicorn Overload e Animal Well. Vale la pena anche di citare Dragon’s Dogma II e Wukong.
Si conclude così la lista dei nostri sei candidati al gioco dell’anno 2024 usciti finora! Avete avuto la possibilità di giocarli tutti? Siete d’accordo? Non ci resta che attendere le nomination ufficiali!
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