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2020. Un numero che fa subito incazzare. Un giorno potremmo raccontare ai nostri figli, o nipoti, di aver vissuto e superato forse uno degli anni più bastardi della nostra storia. L'anno in cui le persone hanno dovuto fare i conti con se stesse, confrontandosi con la solitudine, le limitazioni, la quarantena, i decreti e il lievito madre. Una costante situazione precaria sotto tanti aspetti, che ha reso la gente nevrotica, stanca e ancora più depressa di prima. L'anno in cui tanta gente, per combattere la totale assenza di vita sociale e sessuale, si è sbizzarrita in pratiche fino ad allora totalmente inusuali: andare a correre, fare meditazione, acquistare elastici per allenarsi a casa, pulire il bagno, comprare un cane e portarlo fuori trenta volta al giorno, fino a cimentarsi nelle ricette culinarie più improbabili, intossicando parenti e amici.
E poi c'è il gamer. Non parlo di quello che gioca saltuariamente, che accende la Play un giorno sì e trenta no, più per noia che per svago. Mi riferisco a quello che ha sempre giocato in maniera serrata, da quando ha memoria. Quando Conte annunciò la chiusura totale del paese, quando l'Italia si strinse nelle spalle e capì di essere davvero nella merda, i gamers di tutto il mondo esultarono in un boato di urla grottesche, quasi preistoriche. Finalmente era giunto il tanto agognato e utopico momento in cui appollaiarsi ore e ore sul divano o davanti alla tastiera non era più considerata roba da disadattati.
Finalmente il gamer si è potuto sentire l'eroe che stava interpretando nei suoi giochi.
Sì, perché uscire di casa, creare assembramenti, vedere i parenti o andare al ristorante poteva essere rischioso per lui e tutti quelli che conosceva. E lui ne aveva preso atto ben prima dei virologi.
Con stupore e amarezza, aveva assistito a lotte nei supermercati per accaparrarsi l'ultima scatola di borlotti, infinite litigate tra presunti esperti virologi sull'effettiva pericolosità del virus, la geopolitica spiegata da chi si informa dall'alto della propria tazza del cesso, gente indignata perché non poteva uscire dal paese, dalla regione, dal comune, dal portone. E ancora: i meme su Bugo e Morgan utilizzati letteralmente per qualsiasi cosa, la tizia di Mondello, ho preso il muro fratellì, le regioni colorate, bell'atmosfera, i raduni no mask, poi no vax, e sticaz. Ma il gamer va oltre, al gamer tutto questo je' rimbalza. Mentre nelle case di tutto il mondo si tentò di tenere una scopa in equilibrio su sé stessa, il gamer munito di carta di credito fece man bassa negli store online. Ergo, oltre ad aver salvaguardato la salute di tutti, ha anche sostenuto l'economia mondiale che rischiava il tracollo. Doppia libidine.
Tra i vari acquisti, figurano The Last Of Us 2, Assassin's Creed Valhalla, Ghost Of Tsushima, Miles Morales, Nioh 2 e tutta la sequela di remake che gli sviluppatori gli hanno rifilato come un “richiamo nostalgico”, per giustificare pigrizia e mancanza di idee nuove.
Ma c'è qualcosa che potrebbe far incazzare un Gamer più di qualunque epidemia, pandemia, od olocausto nucleare. Sì, non avevo ancora nominato Cyberpunk 2077. Volevo evitare di farvi incazzare, ma alla fine ho pensato: sticazzi, le uova son già rotte.
Il gioco è stato annunciato nel 2012, il teaser uscì nel 2013, ma solo nel famigerato 2020 venne alla luce, come ciliegina su una torta fatta di sterco. E fu subito rivolta. Tra lag, problemi di fluidità, qualità grafica discutibile e mille altre aspettative rovinate, per il gamer fu come fare un carpiato in una pozza di piscio. Aveva aspettato otto lunghissimi anni per picchiare e sparare in un futuro post-apocalittico. Qualcuno ci riuscì pure, ma nel mondo reale.
Ma il Gamer non si dà mai per vinto. Chiamò il suo store preferito, mise insieme quel poco di tredicesima bonificata sul suo conto e si preparò per il salto nella nuova generazione di console.
Il negoziante gli rispose eseguendo delle abili quanto eloquenti pernacchie con l'ascella: “ordinando una PS5 a dicembre 2020, la riceverai in giugno 2021. Forse”.
Fu solo lì che il Gamer si rese conto di quanto il 2020 fosse intriso di amarezza, delusione e sogni infranti.
Ma diciamocelo, durante quest'anno terrificante, probabilmente se l'è goduta più di tutti gli altri.
Tommy R. M.
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