Non sempre gestire al meglio i personaggi all’interno di un’opera è un’impresa facile, e Jujutsu Kaisen ne è l’esempio più lampante degli ultimi anni. In questo articolo andremo ad esaminare alcuni personaggi gestiti non propriamente nel migliore dei modi.
! Premessa: Questo articolo contiene grossi spoiler sulla trama di Jujutsu Kaisen e tratta di avvenimenti che vanno oltre i punti raggiunti dal manga in Italia e la seconda stagione dell’anime.
Satoru Gojo, l’elefante nella stanza
Nei manga, soprattutto negli shonen, non è raro imbattersi nella figura del “Maestro”. Che sia il maestro Roshi che insegna la Kamehameha a Goku o il maestro Jiraiya che aiuta Naruto ad affinare le sue doti la figura del sensei è un elemento cardine del genere. Solitamente però, dopo aver svolto a pieno il proprio compito di mentore, questo tipo di personaggio lascia spazio ai protagonisti, magari venendo superati in capacità dai loro pupilli o morendo tragicamente lasciando un grande insegnamento. Purtroppo con Satoru Gojo tutto questo non avviene mai.
Il personaggio ci viene presentato da subito come “il più forte dell’era moderna”, l’apice della stregoneria, il deterrente nucleare per i conflitti nell’universo narrativo in cui si trova. Il personaggio passa ben presto dal ricoprire il ruolo di mentore a quello di ingombrante Deus Ex Machina nell’opera; c’è un personaggio antagonista le cui capacità superano di gran lunga quelle dei protagonisti? Nessun problema, Satoru Gojo potrà eliminarlo in poche mosse e con un sorrisetto beffardo sulla faccia. Viene da sé capire che con un personaggio scritto in questa maniera nessun altro possa mai emergere per capacità o caratterizzazione, soprattutto i protagonisti. Per togliere di mezzo a più riprese questa ingombrante costante ai fini della trama il personaggio è stato prima escluso dai combattimenti a suon di barriere (fatte appositamente per tenere lui fuori dalle scatole), poi è stato sigillato, poi è stato liberato e consequenzialmente ucciso in maniera alquanto discutibile. Il tutto senza lasciare neanche un insegnamento al protagonista.
Ryomen Sukuna, l’altro elefante nella stanza
Se quanto detto prima riguardo la scrittura dei personaggi è vero, è altrettanto vero che una buona percentuale del successo di un’opera è determinata dal suo antagonista. Un escamotage narrativo degli ultimi anni è sempre stato quello di dare agli antagonisti dei background molto corposi così da permettere al lettore di immedesimarsi in questo tipo di personaggio come, ad esempio, un qualsiasi cattivo di Naruto, ma Sukuna di certo non rientra in questa categoria. Certo, si possono creare grandi antagonisti senza per forza approfondirne le origini, basti pensare a Sosuke Aizen di Bleach o un Freezer di Dragon Ball Z, però dovrebbe essere sempre bene contestualizzare la forza e gli intenti di un cattivo.
Invece Sukuna, esattamente come Gojo, è forte. È cattivo e vuole vedere il mondo bruciare perché sì. Nella prima parte dell’opera aveva un obiettivo velato, questo è sicuro, ma una volta raggiunto quel primo scopo il personaggio è diventato essenzialmente un tritacarne imbattibile verso cui lanciare un po’ tutti i personaggi al solo scopo di far capire quanto egli sia ingiustificatamente forte. Il personaggio sta combattendo ininterrottamente da circa 40 capitoli, venendo messo anche all’angolo per dei brevi momenti, ma, a quanto pare, “ancora non si è impegnato seriamente” … sarà!
Yuta Okkotsu, il protagonista mancato
Per stessa ammissione del mangaka, Yuta era destinato ad essere il protagonista dell’opera, almeno nelle prime bozze. Col senno di poi è un personaggio che non avrebbe sfigurato come protagonista di un manga shonen, fatto evidente durante gli avvenimenti di Jujutsu Kaisen 0, dove il ragazzo riesce a spiccare per caratterizzazione, poteri e rapporti che stringe con gli altri personaggi della serie. Sulla carta il suo potere sarebbe ineluttabile, secondo solo a quello di Satoru Gojo come versatilità ed efficienza, ma inspiegabilmente quando rivediamo il personaggio ricomparire durante il Culling Game sembra aver perso un po’ del suo lustro… e meno male che ha passato gli ultimi due anni ad allenarsi! Menzione di disonore, purtroppo, va anche a Rika che è passata da temibile “Regina della Maledizioni” ad una borsa piena di strumenti maledetti o riserva quasi illimitata di energia.
I grandi dimenticati
Dimenticarsi di qualche storyline non è un crimine, ma dimenticarsi di alcuni personaggi crea abbastanza malcontento tra i fan. Basti pensare ad Aoi Todo, Nobara Kugisaki e Toge Inumaki, tristemente scomparsi dai radar da ormai due anni buoni di pubblicazione. Un vero peccato, considerando il fatto che erano dei personaggi secondari con dei ruoli abbastanza di spicco.
Tutti gli altri; carne da cannone
Solitamente un’opera in cui nessun personaggio è al riparo dalla morte sarebbe da apprezzare, ma negli ultimi mesi l’opera di Gege ha preso la brutta piega di presentare dei personaggi e di farli morire nel giro di massimo quattro capitoli.
Nella prima parte dell’opera la morte dei personaggi era gestita molto bene, c’è da ammetterlo. I personaggi avevano il loro momento di gloria, la loro dipartita era sentita ed aveva delle ripercussioni tangibili sugli altri personaggi, basti pensare alla morte di Nanami o Nobara (tutt’ora dal futuro incerto), eventi che hanno lasciato cicatrici profonde sia nel carattere di Itadori Yuji che nella mente dei lettori. Purtroppo, però dall’inizio del Culling Game ad oggi sono stati presentati ed eliminati personaggi praticamente a cadenza settimanale. Un espediente del genere potrebbe funzionare bene per delle comparse, ma quando iniziamo a parlare di personaggi secondari anche importanti il discorso cambia. Negli ultimi capitoli infatti abbiamo assistito a degli scontri al limite del paradossale; personaggi dalla modesta forza, armati solo di qualche piano strampalato (e mal spiegato) o di cattive intenzioni sparati brutalmente contro Sukuna col solo scopo di farli uscire velocemente di scena.
In definitiva
Jujutsu Kaisen è purtroppo inquadrabile in uno di quei classici shonen che iniziano col botto per poi incontrare una fase calante nella seconda parte dell’opera. È bene specificare, però, che gli scivoloni in cui l’opera è incappata nella sua seconda parte non vanno a cancellare quanto di buono fatto in precedenza. Nel complesso, l’opera continua ad essere molto piacevole alla lettura e sicuramente il successo ed il clamore che continua a riscuotere ne sono la prova tangibile.
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