Manca poco all’uscita di Monster Hunter Wilds, attesissimo nuovo capitolo della celebre saga action-RPG di Capcom ed in redazione ci siamo chiesti come la saga sia passata da saga di successo presentemente in madrepatria a saga di successo mondiale.
Quando circa ventuno anni fa Capcom pubblicò per la prima volta Monster Hunter su Playstation 2 probabilmente non poteva immaginare né che quel gioco sarebbe stato il primo capitolo di una delle sue saghe più di successo né che quella saga sarebbe diventata nel corso degli anni un vero e proprio fenomeno culturale in Giappone. Fenomeno che però, per una serie di motivi che andremo a toccare, è rimasto per lungo tempo tale quasi esclusivamente in madrepatria.
I fattori del successo in Giappone
Sebbene il primo titolo presentasse già una funzione di multiplayer online, la vera rivoluzione arrivò con Monster Hunter Freedom (Monster Hunter Portable in Giappone), versione pensata per PSP di Monster Hunter. La grande novità del titolo, oltre le varie migliorie tecniche ed aggiunte rispetto al predecessore, fu proprio la feature che non solo ne sancì il successo ma che anche delineò buona parte del futuro del franchise: il multiplayer co-op in locale.
Senza la necessità di appoggiarsi a server e sfruttando solamente la connessione wireless della console era infatti possibile giocare con altri tre amici al gioco nella sua interezza. Per dare un po' di contesto dobbiamo tenere a mente che, a differenza di Europa ed America dove le console portatili hanno sempre trovato uno spazio di mercato relativamente limitato, in Giappone tale tipologia di console è sempre stata apprezzata moltissimo. E se parliamo di PSP in particolare il discorso si fa ancora più calzante considerando quanto la portatile di Sony sia sempre stata poco diffusa in Occidente rispetto al Giappone. In quegli anni, infatti, non era raro imbattersi in gruppetti di ragazzi nei più disparati luoghi intenti ad affrontare insieme i mostri che il gioco aveva da offrire armati delle loro PSP, cosa che dalle nostre parti potrebbe sembrarci quasi una scena romanzata di qualche libro o serie TV.
Un altro fattore da non sottovalutare e che spinse man mano Capcom quasi a “trascurare” il mercato Occidentale, però, non fu legato alla tipologia di console su cui lanciare i propri titoli ma un fattore più di “forma mentis” che Capcom riteneva aver riscontrato nei giocatori; ai giocatori occidentali non piace farmare e grindare (due aspetti chiave della saga) e quindi sono meno interessati all’acquisto di questi titoli. Con questi contesti culturali in mente, uscirono Monster Hunter 2 (esclusiva giapponese) e Monster Hunter Freedom Unite 2 (Monster Hunter Portable 2nd in Giappone).
Addio Sony, benvenuta Nintendo
Se i capitoli trattati in precedenza furono pubblicati esclusivamente per le console Sony, con l’avvento di Wii le cose cambiarono. Capcom decise, infatti, di pubblicare Monster Hunter 3/Tri in esclusiva per Nintendo Wii, decidendo di pubblicare solo in seguito la versione espansa pensata per PSP del titolo, Monster Hunter Portable 3rd e solamente in Giappone.
Questo sarà per quasi dieci anni l’ultimo capitolo ad uscire su piattaforme Sony. Monster Hunter 3 Ultimate (Monster Hunter 3G in Giappone), versione ulteriormente espansa del titolo è stata in seguito pubblicata su Nintendo 3DS per poi approdare su WiiU.
Monster Hunter Frontier e Monster Hunter Online: due parentesi MMO
Nel 2007 Capcom decise di sviluppare e pubblicare, sempre in esclusiva per il Giappone, un titolo diverso dai precedenti, ovvero Monter Hunter Frontier, un vero e proprio MMO ambientato nell’universo della saga. Il gioco, supportato con espansioni ed aggiornamenti fino al 18 dicembre 2019 offriva un’esperienza di gioco che manteneva il gameplay classico della saga ma lo espandeva con dinamiche tipiche degli MMO, prima tra tutte le possibilità di prender parte a missioni pensate non più per soli 4 giocatori, ma per ben 8 giocatori.
Inoltre, data la necessità fisiologica di tenere il gioco costantemente aggiornato, Capcom osò decisamente molto con i design dei mostri, le loro abilità e la lore contestualizzata nell’universo narrativo. Il gioco, come detto, terminò il suo lungo ciclo vitale a dicembre 2019 dopo essere approdato su PC, PS3, WiiU ed addirittura sulla sfortunata PS Vita.
Parallelamente a Monster Hunter Frontier in Giappone, nel 2016 (dopo circa 3 anni di beta) in Cina fu lanciato Monster Hunter Online, altro MMO dedicato alla saga questa volta sviluppato da Tencent. Il gioco, avvalendosi dell’allora incredibile motore grafico CryEngine 3 poteva vantare di una grafica decisamente all’avanguardia rispetto agli altri titoli della saga. Anche questo, così come Frontier, fu dismesso a dicembre 2019.
Entrambi i titoli, come lasciato intendere da Capcom, non approdarono mai in occidente per due fattori molto importanti per l’azienda: costi di localizzazione e mantenimento di server. Insomma, secondo Capcom investire capitale per localizzare questi titoli e per attivare e mantenere dei server dedicati in tutto il mondo semplicemente era un investimento troppo rischioso all’epoca, un mindset che però per fortuna cambierà totalmente qualche anno dopo.
Uscite mondiali, ma con poca convinzione
Siamo ora nella quarta generazione di titoli per la saga, e gli accordi con Nintendo continuano. Monster Hunter 4 viene lanciato ad ottobre 2013 su Nintendo 3DS esclusivamente in Giappone, per poi essere seguito dalla sua versione potenziata, Monster Hunter 4 G nel 2014 questa volta pubblicato in tutto il mondo. Nel 2015 tocca invece, sempre solo per il mercato nipponico, a Monster Hunter X, titolo pensato come “omaggio ai 10 anni della saga”.
Nel 2017 arriva poi, sempre su 3DS, Monster Hunter XX, versione espansa del titolo (sempre in esclusiva giapponese), titolo su cui noi occidentali potemmo mettere le mani solo un anno dopo nel suo porting per Nintendo Switch, da noi conosciuto come Monster Hunter Generations Ultimate.
Monster Hunter World, quando tutto cambiò
Durante la sera dell’E3 2017 Capcom, a sorpresa, annunciò il titolo che avrebbe cambiato per sempre la saga di Monster Hunter andando a scardinare vecchi preconcetti aziendali che, come abbiamo visto, avevano sempre fatto si che i titoli della saga fossero un qualcosa su cui puntare prevalentemente in oriente piuttosto che in occidente; stiamo parlando di Monster Hunter World.
Il gioco, pensato per le console di all’ora ultima generazione, PlayStation 4 ed Xbox One, non solo presentava enormi cambiamenti rispetto al passato, andando a spogliare i mostri di quell’alone quasi mistico ed esagerato dei titoli passati preferendo rappresentarli come si delle creature straordinarie, ma comunque facente parte di un ecosistema quasi “realistico” ma soprattutto, quasi sottolineando il proprio titolo “World”, “mondo”, sarebbe stato lanciato contemporaneamente in tutto il globo. A sottolineare ulteriormente il concetto di “mondo” presente nel titolo del gioco, inoltre, il cambio di genere rispetto i titoli passati. Abbandonata la struttura del gioco in missioni, fu favorita un’esplorazione più libera e di stampo sandbox.
Il giocatore per la prima volta è chiamato letteralmente a dare la caccia ai mostri, seguendo le loro tracce, studiandole e perché no? Incontrando pericoli e facendo scoperte inaspettate durante le proprie sessioni di caccia/esplorazione. Insomma, l’obiettivo di Capcom di creare un titolo in cui il mondo di gioco apparisse per la prima volta veramente vivo era stato centrato.
Il gioco, uscito poi nel 2018, si rivelò essere un successo senza precedenti per la saga, arrivando a vendere ad oggi 25 milioni di copie e diventando il gioco Capcom più venduto di sempre. Forte di un comparto tecnico di prim’ordine e del favore di critica e dei fan, il titolo è stato supportato a lungo non solo con l’aggiunta di nuovi mostri e collaborazioni con altri importanti saghe videoludiche (come ad esempio The Witcher, Final Fantasy ed addirittura Street Fighters) ma ricevendo nel 2020 il suo primo ed ultimo DLC di mastodontiche dimensioni; Monster Hunter World: Iceborne.
Iceborne, che da solo è riuscito a piazzare sul mercato la bellezza di 10 milioni di copie vendute. Si presenta come un DLC di dimensioni impressionanti, aggiungendo una mole di nuovi contenuti pari a circa il 60% di quelli contenuti nel gioco base.
Questo titolo, dunque, ha dimostrato a Capcom quanto la sua strategia cauta verso l’occidente stesse in qualche modo tarpando le ali alla sua saga.
Monster Hunter Rise, un quasi ritorno alle origini
Nel 2021, a 3 anni dal lancio di World, un nuovo titolo della saga arrivò sul mercato, sancendo un piccolo ritorno alle origini per la saga. Toccò infatti a Monster Hunter Rise fare il suo ingresso in scena.
Il titolo, inizialmente esclusiva Nintendo Switch (ma poi approdato prima su PC nel 2022 e poi su console Sony e Microsoft nel 2023) prendeva quanto di buono fatto ed introdotto con Monster Hunter World e lo declinava in un setting più familiare per il pubblico nipponico.
Abbandonando parzialmente la struttura sandbox di World, forse per limitazioni hardware della console di riferimento (comunque spremuta fino all’osso per ottenere una resa visiva eccellente), forse captando nel pubblico nipponico il desiderio di un ritorno alle origini, Capcom è stata comunque capace di realizzare un titolo eccellente capace di racchiudere in sé il meglio dei vecchi e del nuovo Monster Hunter. Il titolo ad oggi vanta 15 milioni di copie vendute a cui vanno ad aggiungersi altri 8 milioni di copie vendute dal suo DLC, Monster Hunter Rise: Sunbreak.
Monster Hunter Wilds ed il futuro della saga
Annunciato durante i The Game Awards 2023, Monster Hunter Wilds promette non solo di partire dalle ottime basi lasciate da Monster Hunter World ma di espandere e migliorare ancor di più la formula. Prima dai trailer e poi dalla open beta di qualche tempo fa, infatti, è facile evincere come il titolo sia un ingigantimento di tutto il buono visto nei titoli precedenti. L’area di gioco, per esempio, dovrebbe essere esplorabile in una formula sandbox simile a quella di World, benché ogni bioma dovrebbe essere grande quasi il doppio rispetto al passato. Altro cambiamento importante da notare è non solo la presenza di una cavalcatura (meccanica già presente in Rise) ma anche la sua implementazione nel gioco; grazie ad essa, infatti, potremmo decidere di partire alla caccia portando con noi anche un’arma di riserva che potremmo equipaggiare durante la battaglia richiamando a noi la cavalcatura. I mostri, per esempio, avranno delle dinamiche sociali tra di loro ancor più sviluppate rispetto al passato, andando a formare in alcuni casi veri e propri branchi. Oltre a queste gradite aggiunte va detto che bene o male tutto il sistema di gioco sembra essere un’evoluzione organica di quanto visto in World e Rise.
La nuova strategia di Capcom, dunque, sembra aver ripagato i rischi presi. Benché sia innegabile che in passato le vecchie strategie intraprese dalla compagnia (ma non solo da loro, per carità) fossero accettabili è altresì innegabile come, il successo sia di World che di Rise siano anche il riflesso di quanto Capcom sia stata un po’ lenta nel capire il cambiamento nel mercato. Le quasi 60 milioni di copie vendute calcolando insieme World, Rise e gli annessi DLC sono sicuramente una dimostrazione di quanto i giocatori occidentali chiedessero a gran voce di giocare ai titoli di questa saga che a conti fatti rimane la regina indiscussa del suo genere. Ed è inoltre molto probabile che Wilds non mancherà di essere un grosso successo, visto che ad oggi risulta essere il gioco più preordinato dell’anno su praticamente tutte le piattaforme su cui è in uscita.
E voi? Vi eravate mai affacciati alla saga di Monster Hunter prima del successo mondiale di World e Rise? Fatecelo sapere!
Comments