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Moon Knight: la recensione della serie completa

Immagine del redattore: Matteo PelliMatteo Pelli

Aggiornamento: 1 nov 2022

Il timido e impacciato Steven Grant (Oscar Isaac) ha una routine tranquilla e un lavoro banale come commesso nel museo egizio di Londra. La sua vita cambierà drasticamente quando scoprirà di avere un disturbo della personalità condividendo il corpo con un mercenario di nome Marc Spector: quest’ultimo è soggiogato da Khonshu, antica divinità egizia della Luna.

 

Creato nel 1975 da Doug Moench e Don Perlin, Moon Knight è stato per anni al centro delle attenzioni dei fans più sfegatati della Casa delle Idee, pur essendo un personaggio di secondaria importanza rispetto al roster principale della Marvel.

Era naturale prevedere una reazione favorevole e positiva del fandom all’annuncio, nel 2018, di una miniserie per il servizio in streaming Disney+, dove i Marvel Studios avrebbero avuto modo e maniera di approfondire i personaggi secondari del Marvel Cinematic Universe che ancora non erano stati introdotti sul grande schermo.

L’entrata nel cast di attori di assoluta caratura come Oscar Isaac e Ethan Hawke aveva gettato ulteriore benzina sul fuoco, con i fans che si aspettavano (a ben ragione) un prodotto cupo, maturo e soprattutto violento su un personaggio dichiaratamente borderline alla stregua di Punisher, Daredevil e Ghost Rider.


E invece...


Uno dei difetti principali di questa miniserie di (soli) sei episodi è sicuramente la narrazione. Al netto di una scrittura che oscilla tra l’ottimo e l’insostenibile, gli eventi della serie accadono troppo lentamente per poi concludersi in maniera raffazzonata e prevedibile. Sei episodi sono troppo pochi per esplorare una personaggio così complesso e sfaccettato come quello di Steven Grant/Marc Spector. Si parte molto lentamente con i due che cercano di convivere nello stesso corpo, con la divinità Khonshu che fa da Grillo Parlante (per il suo ovvio tornaconto), tuttavia gli eventi messi in scena hanno gli stessi effetti di una bellissima bolla di sapone pronta a scoppiare sul più bello.

I primi tre episodi sono esplicativi in questo senso ma quando si arriva sul più bello, col quinto episodio che è in assoluto il migliore del lotto, ecco qui arrivare un finale frettoloso e raffazzonato che non rende giustizia ne alla psiche del protagonista ne tantomeno alle motivazioni di un villain fin troppo macchiettistico. Moon Knight, quindi, cade sul più bello regalandoci (purtroppo) lo stesso identico difetto delle altre serie MCU presenti su Disney+: delle idee interessanti con un potenziale incredibile che però viene sciupato da una sceneggiatura scarna e da un ritmo troppo blando. Inoltre l’aver voluto rappresentare Moon Knight con una messa in scena perlopiù incentrata sul sovrannaturale non ha giovato alla messa in scena del personaggio, con una CGI che – al netto di alcune idee azzeccate visivamente - non ha mai dato l’impressione di essere all’altezza del compito. Sicuramente alcune responsabilità, soprattutto in fase di concept e di scrittura, le ha lo showrunner Jeremy Slater, già sceneggiatore di opere non propriamente memorabili come il deprecabile film di Death Note di Netflix e, specialmente, l’inguardabile Fantastic Four di Josh Trank.



Per fortuna qualcosa da salvare c’è. In primis l’interpretazione di un Oscar Isaac in grandissima forma, il suo lavoro su Steven/Marc è da attore di primissimo livello, con il nostro che cambia accento (rigorosamente in lingua originale, inglese per Steven, americano per Marc) ogni volta che cambia personalità.

Da contraltare troviamo un Ethan Hawke a suo agio nei panni del santone, devoto alla dea egizia Ammit, Harrow. L’ex allievo di Denzel Washington in Training Day ce la mette tutta e porta in scena un cattivo credibile, nonostante la scrittura del suo personaggio non sia particolarmente tenera con lui.

Ultimo punto a favore il character design di Moon Knight e della sua variante, Mr.Knight, quelle (poche) volte che il supereroe appare in scena è una gioia per gli occhi e le sue scarse sequenze d’azione riescono ad essere comunque coinvolgenti e appaganti.



In definitiva Moon Knight non è un prodotto all’altezza delle aspettative: la scarsa durata e le poche puntate a disposizione non bastano per rappresentare un personaggio che avrebbe meritato ben altra considerazione. A partire da un’ambientazione troppo sovrannaturale e poco urbana (i fans del fumetto storceranno il naso per questa scelta), passando per una messa in scena piuttosto discutibile e per una narrazione poco fluida, per finire con una CGI parecchio spartana e di poco impatto visivo. Troppi bassi e pochi alti per un prodotto poco equilibrato, discontinuo e sostanzialmente noioso.

Non basta l'ottima interpretazione di Oscar Isaac per salvare Moon Knight dall’oblio, ci auguriamo che i Marvel Studios in futuro riservino un migliore trattamento ad un personaggio che, potenzialmente, avrebbe parecchio da dire. Probabilmente un lungometraggio sarebbe stato l’ideale per far conoscere Il Pugno di Khonshu al grande pubblico, ma anche due soli episodi in più sarebbero stati sufficienti per bilanciare al meglio una serie tv iniziata bene, proseguita male e conclusasi peggio.


VOTO FINALE: 5

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