Recensione South of Midnight, un emozionante viaggio nel Bayou
- Edy Ferrone
- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 6 min
South of Midnight ci porta per mano in un evocativo viaggio nel bayou statunitense, per una breve avventura che metteremo oggi sotto i riflettori. Come se la cava il nuovo titolo di Compulsion Games una volta giunto tra le nostre mani?
Dopo il reveal ufficiale all’Xbox Showcase del 2023, South of Midnight, forse la più ambiziosa produzione di Compulsion Games (Contrast, We Happy Few), è finalmente stato consegnato nelle nostre mani l’8 aprile. Abbiamo vissuto l’avventura di Hazel fino alla fine e siamo pronti per un giudizio su questo breve viaggio che ci porta nelle raramente navigate acque salmastre del Sud degli Stati Uniti.
L’avventura in terza persona che si sostiene su azione e focus sulla narrazione ci presenta un immaginario con il quale siamo raramente abituati a confrontarci, che sapientemente fonde sia il folclore e la mitologia del Sud degli Stati Uniti, sia alcune delle realtà storiche, culturali e sociali del territorio in diversi tempi. Vediamo cosa nasce da questa fusione tentata da Compulsion Games.

Hazel Flood, un'eroina per caso
La premessa narrativa di South of Midnight origina dal disastro ambientale: dall’altra parte del mondo, abbiamo familiarità con gli episodi meteorologici che travolgono gli Stati Uniti, ed in particolare, come in questo caso, con gli uragani.
Gravata da un rapporto profondo ma a volte conflittuale con sua madre, Hazel è in procinto di raccogliere tutti i propri beni essenziali per mettersi in viaggio verso un rifugio con sua madre prima che la tempesta le colpisca. Non senza qualche disguido, l’incidente avviene e la tempesta porta via la casa sulle palafitte in cui le due vivono, trascinando con sé anche la madre di Hazel. Durante la sua disperata rincorsa alla casa, Hazel viene in contatto con un potere misterioso che sembra riportarla sulla retta via ogni volta che viene sconfitta.

Disperata e sconfitta quando non riesce a raggiungere sua madre nel mezzo della tempesta, Hazel ricorre all’aiuto dell’unica persona della famiglia che le resta: Bonny, sua nonna, la madre del padre che Hazel non ha più. Proprio nella villa di Bonny, Hazel troverà dei misteriosi nuovi strumenti che le consentiranno di utilizzare a pieno i suoi risvegliati potere di Tessitrice, che le donano l’abilità di ricucire le fratture del Grande Arazzo che tiene insieme il mondo e che può strapparsi quando vi sono eventi dolorosi che fanno nascere lo Stigma (dal quale si generano le creature che combatteremo in game).
Con i suoi nuovi poteri, Hazel Flood riparte alla carica, intenzionata ad affrontare qualsiasi cosa si metta tra lei e sua madre. E in questo processo, scoprirà anche che i suoi poteri possono essere usati per far del bene a molte altre persone e anche qualche creatura…
Il risultato è una trama in cui le motivazioni personali della protagonista si fondono con qualcosa di più grande, uno scopo che viene proposto ed accettato da Hazel non soltanto perché ha bisogno di trovare una strada verso sua madre, ma perché è mossa da una grande empatia. È facile, infatti, perdere di vista lo scopo del viaggio quando si entra in contatto con storie drammatiche, bizzarre, intinte di sensi di colpa e sofferenza. Proprio come Hazel, ci si trova desiderosi di aiutare, di chiudere vecchie ferite, e sì, ripristinare l’ordine del mondo, ma soprattutto portare conforto a coloro che sono ancora in pena. Le deviazioni funzionano, il gioco è toccante e suggerisce spunti emotivi che restano nella mente anche una volta tornati alla vita reale.
Un bayou travolgente da vedere ed ascoltare
Dove South of Midnight risplende indubbiamente di più è nel comparto artistico. Il gioco lascia il proprio segno nella consapevolezza e memoria del videogiocatore attraverso una rappresentazione del Sud degli Stati Uniti metaforica e forte, dove colore e natura selvaggia si scontrano con le cupe realtà di inquinamento, un passato storico e civile tormentato e la povertà a cui molti sono indifferenti. Anche soltanto attraverso gli scenari, scendendo nel dettaglio esplicitamente in poche occasioni, il gioco riesce a far arrivare questa dualità.
Denso di riferimenti a questo folklore a noi poco conosciuto, South of Midnight inventa versioni originali e riadattate delle fiabe e le creature che popolano l’immaginario dei territori del bayou: dal Rougarou, allo Mami Wata, a Huggin’ Molly, Hazel viene a contatto con ciò che lei credeva essere soltanto mitologia, sfiorando le emozioni, le storie, i dolori che si nascondono dietro ogni ‘leggenda’. Le storie sono narrate tutte allo stesso modo, ma funzionano comunque bene, coinvolgendo, toccando e talvolta anche stupendo: è un cast di personaggi complessi, che non sono sempre cattive persone, ma hanno avuto occasione e motivo di fare cose terribili. Questo ricorso ai miti del Sud degli Stati Uniti è anche un intelligente escamotage per offrire una serie di boss fight memorabili in una storia che cerca di ricucire un rapporto tra madre e figlia.

Ad accompagnare l’arte visiva, c’è una splendida ed indimenticabile colonna sonora, che con i suoni del blues, jazz, country racconta e canta le storie di vita dei personaggi del cast, che siano umani o creature. Mentre giochiamo, mentre esploriamo, mentre scopriamo, è come se sotto le nostre azioni ci fosse un costante ed unico musical scritto appositamente per il gioco che prende vita. Difficile immaginare che la colonna sonora di questo gioco non riceva nomination e premi quest’anno.
Unica pecca è forse la quasi totale rimozione della tecnica dello stop-motion per le scene di South of Midnight: questa era, infatti, di gran lunga più marcata durante i trailer di presentazione del titolo e si è persa al lancio. Si trattava di una scelta autoriale originale ed interessante, quindi non vederla con la stessa intensità nella versione finale del gioco lascia un po’ di amaro in bocca.
Una fortuna che il gioco duri poco: il gameplay
Che South of Midnight sia una piccola esperienza, contenuta all’interno di una sola giornata di trama è di certo un elemento che fa bene al titolo. Se, infatti, il videogioco si presenta con una fortissima personalità in termini narrativi ed artistici, dove pecca è proprio nel gameplay.
Il combattimento soffre di una condizione per cui il gioco fornisce ad Hazel quasi tutte le sue abilità da Tessitrice durante i primi combattimenti e i primi attraversamenti, con la conseguenza che per quasi tutta la durata del gioco, il giocatore non deve fare altro che esplorare le aree alla ricerca di fonti segrete per migliorare proprio queste abilità. Potremmo dire, infatti, che dopo le prime ore di gioco non resta assolutamente nulla da scoprire in termini di gameplay. Paradossalmente, dopo l’enorme sforzo che è stato fatto sul fronte creativo del titolo, sarebbe bastato scaglionare queste abilità un po’ di più nel tempo per dare al giocatore l’illusione di espansione e scoperta, mantenendo il gameplay contenuto.

Il combattimento, infatti, propone degli attacchi melée leggeri e caricati, e poi una serie di abilità, che consentono di sfruttare i ‘fili’ della Tessitrice per attirare gli spiriti nemici, allontanarli, schierarli temporaneamente dalla propria parte. In sintesi, si tratta di colpire, sfruttare le abilità, e colpire ancora finché queste non si ricarichino dal precedente utilizzo, e poi ancora e ancora e ancora. Sconfiggendo i nemici è poi possibile sbrogliarli per recuperare energia, una dinamica che ha sicuramente contribuito a rendere gli scontri più stimolanti.
Allo stesso modo, poiché si richiede al giocatore di esplorare per poter potenziare le abilità di Hazel, South of Midnight avrebbe beneficiato di qualche puzzle ambientale e qualche nascondiglio più elaborati, che ci costringessero a fermarci per più di un minuto e ad esplorare più approfonditamente. Le deviazioni sono brevi, i segreti non sempre troppo nascosti. Un po’ di originalità viene aggiunta tramite Crouton, un burattino che Hazel può controllare a distanza per passare negli spazi più angusti e liberare la strada.
Tutto questo risulta in un possibile senso di ripetizione, di star compiendo sempre le stesse azioni ciclicamente, che viene salvato e bilanciato soltanto dal fatto che il gioco ha una durata breve e che quindi il giocatore non riesce ad arrivare alla noia del gameplay se non nelle ultime battute di gioco.
PRO | CONTRO |
Rappresentazione originale e memorabile dei miti del bayou. Personaggi complessi e grigi, piuttosto che bianchi e neri. Colonna sonora che trascina, fondendo vari generi musicali. | Un gameplay ridotto al minimo che sembra quasi una scusa per narrare una storia. Alcune scelte artistiche interessanti sono state scartate nella versione finale del gioco. |
Versione analizzata: Xbox Series X|S e PC South of Midnight è un’esperienza da vivere, che sa trascinare attraverso scelte artistiche di valore che comprendono un reimmaginato folklore del Sud degli Stati Uniti come scusa per boss fight memorabili e una colonna sonora fantastica, composta ad hoc per i personaggi e le creature del gioco. Al netto di un gameplay ed una esplorazione scarni, che costituiscono quasi unicamente piccole deviazioni da una storia narrata e che possono stancare verso la fine del gioco, è comunque un’avventura che vale la pena vivere per il suo contenuto creativo. Alcuni momenti di South of Midnight lo rendono un titolo che è difficile dimenticare. |
Voto finale: 7.8
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