Una piccola analisi su quello che oggi è "The Witcher", nato come saga letteraria, diventato videogioco ed infine serie TV
The Witcher non ha una sola identità, e ad oggi in molti potranno asserire di conoscerlo, almeno in una delle sue molteplici forme. I più affermeranno che si tratti di una serie TV, mentre i videogiocatori sanno per certo essere una trilogia di videogiochi. The Witcher, o meglio "la saga dello strigo" nasce in realtà come saga letteraria, scritta da Andrzej Sapkowski. Questa saga polacca comprende due raccolte di racconti (i primi due libri) e sei romanzi, di cui soltanto l'ultimo scritto nel 2013 fungente da prequel, e narra delle gesta di Geralt di Rivia, uno strigo, o witcher, com'è meglio conosciuto. Esponente di rilievo nel settore fantasy, questa saga ha conosciuto la fama mondiale grazie all'aiuto involontario della software house CD Project RED, la quale ha creato la trilogia di videogiochi, ambientata dopo gli eventi dei libri. Essa racconta di un ipotetico, e ritenuto a ragione non canonico dallo scrittore, prosieguo delle avventure di Geralt di Rivia e riesce senza problemi a raggiungere numeri spaventosi in termini di vendite, soprattutto il terzo capitolo. Infatti "The Witcher 3: Wild Hunt", costato più di 80 milioni di dollari e uscito nel 2015, riesce nelle prime settimane dalla distribuzione a piazzare 4 milioni di copie e ad oggi, nel 2021, ne conta più di 50 milioni. Enorme successo di pubblico e critica, il terzo capitolo è entrato di diritto nell'Olimpo dei capolavori fatti videogioco, vincendo oltre 250 premi come Gioco dell'Anno. La conversione in serie TV di un prodotto di successo così grande è sembrata quasi obbligatoria. Seguendo l'onda del successo, Netflix produce, e nel 2019 distribuisce, la prima stagione della serie di "The Witcher", incentrata sui primi due libri della saga letteraria.
L'inizio di tutto: i libri
Appassionato da sempre di letteratura fantasy, Sapkowski ha iniziato il suo percorso di scrittore scrivendo un breve racconto intitolato "The Witcher" nel 1985 per la rivista fantascientifica polacca "Fantastyka", che aveva organizzato un concorso. Il racconto ha subito successo, e Sapkowski si convince a continuare. Nel tempo, scrivendo altri racconti, Andrzej finisce per "confezionare" e pubblicare nel 1992 il libro "La spada del destino", comprendente sei storie brevi. Successivamente, nel 1993, esce "Il guardiano degli innocenti", ossia la seconda raccolta, comprendente altre sei storie. Nella cronologia interna della storia questo libro è ambientato prima de "La spada del destino".
Essendo due raccolte e non dei veri e propri romanzi, questi due libri possono essere letti nell'ordine che si preferisce, che sia d'uscita o cronologico, però per amor di precisione, se si è interessati alla lettura, consiglio di iniziare da "Il guardiano degli innocenti", il secondo. Mentre il primo libro racconta di storie completamente slegate tra sé e dà per scontati i rapporti dello strigo con gli altri personaggi, oltre che ad un sacco di altri concetti, il secondo, ambientato prima, narra principalmente dei primi incontri di Geralt con quelli che saranno i comprimari della storia, rendendo quindi più chiare certe dinamiche, e rendendo più semplice la lettura della prima raccolta.
A queste raccolte seguono poi i cinque romanzi che formano la saga, i quali portano avanti la storia in maniera più lineare e coesa. Essi sono stati pubblicati tra il 1994 ed il 1999 e sono rispettivamente:
Il sangue degli elfi;
Il tempo della guerra;
Il battesimo del fuoco;
La Torre della Rondine;
La Signora del Lago.
"La Signora del Lago" chiude definitivamente la storia, ma a distanza di anni, nel 2013, Sapkowski ritorna con "La stagione delle tempeste", romanzo prequel ambientato tra i primi due libri (le due raccolte).
Sapkowski utilizza spesso la tecnica narrativa del salto temporale nei suoi romanzi, per descrivere situazioni e momenti in modo più scenico e dinamico, cercando quindi di stupire spesso il lettore. Nonostante all'inizio possa sembrare confusionario, basteranno pochi capitoli per farci l'abitudine, e vi ritroverete presto a non rendervi neanche conto di quante pagine avrete letto. La peculiarità di questa saga fantasy risiede nelle sue sfumature di grigio. A differenza dei classici, sacri ed intoccabili, mondi fantasy (come quello di Tolkien o di Terry Brooks), in cui il Bene si contrappone al Male in modo marcato e definito, nel mondo di Geralt prevale la mediocrità, sia da parte degli uomini, sia da parte delle altre razze. Parliamo di un fantasy in salsa medievale molto attuale, dominato dalla politica, dai soldi, dalla guerra, dalle contraddizioni, e dal razzismo. Tristemente geniale come Elfi, Nani e tutte le altre razze siano costantemente discriminati, in una società in cui l'Uomo ha avuto la meglio e regna incontrastato.
Geralt di Rivia e gli altri personaggi
Quella dello strigo è una figura molto affascinante: egli è un mutante, un uomo con speciali facoltà ma reso sterile da esperimenti di Magia e alchimia. Lo scopo dello strigo è quello di ripulire il mondo dalle mostruosità che lo abitano, per salvaguardare la sicurezza dell'Uomo, il tutto per denaro. Gli strighi sono a tutti gli effetti uccisori di mostri su commissione, è il loro mestiere, il modo in cui si guadagnano da vivere. Furono creati per necessità in seguito ad un cataclisma magico: la Congiunzione delle Sfere. Tale evento portò le dimensioni ad intrecciarsi per un breve periodo, e nel mondo si riversarono creature di ogni sorta, dai ghoul ai vampiri, dai graveir... agli Umani. Eh sì, avete capito bene: l'Uomo, in questa storia, è un parassita, una creatura estranea giunta da un'altra dimensione, che riuscirà a colonizzare questo mondo e a piegare i popoli che già lo abitavano.
È passato tanto tempo da quel cataclisma, oltre mille anni. La civiltà avanza, i mostri sono sempre di meno, e gli strighi con loro. Geralt, detto "il lupo bianco" per via dei suoi capelli lunghi e appunto bianchi, peculiari anche per uno strigo, è uno degli ultimi, e vive una vita solitaria, anche un po' triste, prigioniero in un mondo in cui viene visto come uno scherzo della natura, un mostro al pari di quelli che uccide, seppur tollerato per la sua utilità. Finché una serie di eventi, qualcuno la chiamerebbe "predestinazione", non lo porterà a diventare una figura paterna per una bambina. Una bambina molto speciale, nata principessa, nelle cui vene scorre il sangue di una famiglia con un potere molto particolare. Potere con cui, si dice, sia possibile dominare il mondo.
Questo strigo, apparentemente privo di emozioni, risulta essere un uomo buono, mosso da sentimenti di amore e amicizia, in contrasto con quello che le dicerie asseriscono sugli strighi. Un uomo tutto sommato semplice ed anche un po' prevedibile, non troppo bello ma che per via di tutte queste sue sfumature, riesce ad avere un appeal incredibile (soprattutto per le donne) e a risultare interessante e verosimile per il lettore. Farà breccia con prepotenza nel vostro cuore, così come tutti i personaggi a lui più vicini: dalla maga Yennefer, amore tormentato ma destinato a non finire mai, al bardo Ranuncolo (Jaskier in polacco, Dandelion in inglese), amico dongiovanni e frivolo ma sempre fedele, dal nano Zoltan, simpatico briccone, al cavaliere rinnegato Cahir.
È doveroso menzionare l'altra grande protagonista di questa storia: Cirilla Fiona Elen Riannon, o più semplicemente "Ciri", la bambina di cui Geralt diventerà padre. Regina del regno di Cintra, è la "predestinazione" di Geralt. Secondo la Legge della Sorpresa, una persona che salva un altro individuo in pericolo di vita può reclamare una ricompensa particolare. Se il salvatore si appella a questa antica usanza, la persona in debito è vincolata da un patto: "Mi darai ciò che trovi a casa e non ti aspetti". Questa, ma anche altre formule possono essere invocate come ricompensa, e Ciri diventa appunto tale, dopo che Geralt salva dalla morte il padre naturale di Cirilla, quando egli ancora non sapeva di avere una figlia.
"Non fingiamo di non aver sentito parlare di certe richieste, della Legge della Sorpresa, vecchia quanto l'umanità. Del prezzo che può domandare chi salva la vita a qualcuno in una situazione apparentemente disperata, chi esaudisce un desiderio apparentemente impossibile. 'Mi consegnerai ciò che uscirà per primo a darti il benvenuto'. Vi dite che magari sarà un cane, o l'alabardiere al portone, o perfino vostra suocera. 'Mi darai ciò che troverai a casa e non ti aspetti'. Dopo un lungo viaggio, e dopo un ritorno inatteso, di solito si tratta di un amante nel letto della moglie. Ma capita che si tratti di un bambino. Un bambino segnato dal destino." - Eylembert di Tigg, Il guardiano degli innocenti
Ciri, nel corso della storia, diventa una giovane donna, sempre più potente, e sempre più in pericolo, poiché tutti la bramano: l'imperatore dell'impero di Nilfgaard, Emhyr Var Emreis, per ragioni politiche, il mago Vilgefortz per il suo potere, gli Elfi di un altro mondo per motivi ancora più oscuri.
L'eredità della Saga dello strigo
Dobbiamo ammetterlo: Andrzej Sapkowski ha fatto centro. Magari non subito, magari non nel modo che sperava, ma lo scrittore polacco è riuscito nell'intento di ogni scrittore, essere riconosciuto per il proprio talento in tutto il mondo.
Sapkowski ha fatto successo, sì, ma perché non subito? Facciamo un passo indietro. La saga originale, prequel a parte, è stata scritta tra il 1990 ed il 1999, e fino a pochi anni fa nessuno o quasi, al di fuori della Polonia e dintorni, ne era a conoscenza. Il primo accenno di successo in Europa e nel mondo va attribuito alla Software House polacca di nome CD Projekt. Questa Software House, la cui principale funzione negli ultimi anni '90 e primi '00 era quella di localizzare (tradurre) e distribuire sul territorio polacco videogiochi provenienti dall'estero, riuscì ad un certo punto ad aprire uno studio completamente dedicato allo sviluppo dei videogiochi. Nasce CD Projekt RED. Questo piccolo studio fu fautore, seppur con pochi fondi, di un action RPG basato sul personaggio ed il mondo dello Strigo. Nel 2007, con un budget di 5 milioni di euro, esce quindi "The Witcher", primo capitolo di una trilogia di videogiochi che consacrerà l'immaginario di Sapkowski nel mondo videoludico. I sequel "The Witcher 2: Assassins of Kings", del 2010, e "The Witcher 3: Wild Hunt", del 2015, hanno venduto milioni e milioni di copie, vinto centinaia di premi e ridefinito lo standard del genere RPG occidentale. Inoltre, il successo dei videogiochi ha reso possibile la traduzione e pubblicazione dei libri in tante zone del mondo, Italia compresa, aumentando di molto le vendite. In tutto ciò Sapkowski, nonostante negli anni abbia beneficiato della fama dei videogiochi, inizialmente, forse prendendo la cosa un po' sottogamba, svendette i diritti per poter far creare il primo gioco, finendo poi per pentirsene ed intraprendere azioni legali per racimolare qualche soldo in più. Cosa plausibile, seppur non proprio simpatica, considerando che la sua creatura faceva successo nel mondo senza di lui. Fortunatamente, dopo anni, lo scrittore e CD Project hanno trovato un accordo, e sono tutti felici e contenti.
Il più grande punto di forza dei videogiochi sta nella narrazione: il sistema di scelte morali ideato dagli autori è solido e coerente, e porta il giocatore a chiedersi di continuo, nei panni di Geralt, quale strada sia meglio seguire per risolvere questo o quel problema. Ne risultano risvolti e dinamiche interessanti, anche nel lungo termine, per cui una scelta apparentemente non importante, fatta tempo prima, può causare anche gravi conseguenze nel mondo di gioco. Inoltre non si è mai di fronte a scelte ovvie o chiaramente giuste/sbagliate. Come nella realtà, non sempre le cose vanno come vorremmo, per cui ogni scelta avrà i suoi pro e contro. Tutto ciò rende il mondo di gioco di ogni capitolo della trilogia tremendamente immersivo, verosimile e, come nei libri, composto di tante sfumature di grigio.
La serie TV di Netflix
"Il male è male. Minore, maggiore, medio, è sempre lo stesso, le proporzioni sono convenzionali, i limiti cancellati. Non sono un santo eremita, non ho fatto solo del bene in vita mia. Ma, se devo scegliere tra un male e un altro, preferisco non scegliere affatto." - Geralt di Rivia, Il guardiano deli innocenti
Il successo impetuoso dei videogiochi ha reso possibile e quasi scontato l'adattamento in formato serie TV. La prima stagione di The Witcher, targata Netflix, esce a Dicembre 2019, ed è subito caso mediatico. CD Project ha sicuramente contribuito a spargere la voce negli anni, poiché nella settimana di debutto la stagione viene vista da 76 milioni di abbonati, rendendola di fatto la serie più vista di sempre, almeno fino a poco tempo fa. Inutile dire che Netflix ha ulteriormente dato visibilità alla saga, scatenando una nuova ondata di vendite di videogiochi e libri, le cui vendite non accennano a fermarsi. Purtroppo però la direzione presa da Netflix negli ultimi anni, che spesso e volentieri vede mettere la quantità davanti alla qualità, preferendo produrre molte serie per variare l'offerta, col compromesso di non poter stanziare budget incredibili per ognuna di esse, ha fatto sì che anche il budget per questa prima stagione della Saga dello strigo non fosse molto alto (ironicamente come il primo capitolo dei videogiochi: poco budget ma tanto successo). Ciò si nota soprattutto negli effetti speciali ed in alcuni dei costumi di scena, non proprio al top. Nonostante ciò la serie ha i suoi punti di forza, primo tra tutti: Geralt.
L'attore scelto, il britannico Henry Cavill, grandissimo nerd e fan dei videogiochi, ha praticamente preso per sfinimento la produttrice e sceneggiatrice Lauren Schmidt Hissrich, supplicandola di prenderlo per la parte. Inutile dire che la passione che Cavill ha messo nella sua versione dello strigo è palpabile. Convincente, motivato e pronto a tutto, l'attore si è calato completamente nella parte, senza risparmiarsi nelle scene di combattimento con la spada, per la quale non ha voluto controfigure.
La serie è incentrata sui primi due libri (le raccolte) dai quali estrapola i racconti più importanti, pur dovendoli un tantino semplificare. Scelta saggia è stata quella di non utilizzare una narrazione lineare, soprattutto nei primi episodi, sfruttando i salti temporali per narrare la genesi dei tre personaggi principali. Geralt, la maga Yennefer e Ciri nascono in tre momenti molto distanti tra loro nel tempo, per cui, per poter far prendere confidenza agli spettatori con essi nel più breve tempo possibile, si è reso necessario prendere questa decisione. I libri narrano questi passaggi sfruttando dialoghi e flashback tra un racconto e l'altro; sarebbe stato impossibile riportare tutto ciò su schermo senza creare confusione. Chiaramente i salti temporali che troviamo nei libri hanno altri scopi. In versione cartacea, i salti iniziano ad essere utilizzati nei romanzi, quindi da "Il sangue degli elfi" in poi, in altre situazioni e per altri motivi. Chissà se nelle prossime stagioni la Hissrich sfrutterà ancora questa tecnica narrativa, considerando che è proprio negli ultimi romanzi che se ne fa maggior utilizzo.
La seconda stagione è prevista per la fine del 2021. Siete pronti?
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