Un decennio di annunci, spettacolo e premiazioni ha eletto questi sovrani: ecco gli undici giochi che hanno vinto il Game of the Year ai The Game Awards!
È inutile mentire a riguardo, è ormai il più prestigioso premio che un videogioco possa ricevere: Game of the Year, gioco dell'anno, significa tante cose. Edizioni speciali, visibilità, raddoppio delle vendite: già soltanto essere candidati corrisponde ad un valido riconoscimento. L'introduzione di un tale premio in maniera universale, non più la semplice dicitura 'Gioco dell'anno' attribuita da ogni rivista, pubblicazione o sito editoriale di videogiochi ha cambiato il modo stesso in cui i giochi vengono percepiti dentro e fuori l'industria.
Con la prima cerimonia dei The Game Awards nel 2014, quest'anno ha segnato un decennio da quando il videogioco dell'anno è diventato un solo titolo, eletto a partire dai nominati di 100 testate e infine per votazione per il 90% della critica e il 10% dei videogiocatori.
Abbiamo voluto cogliere l'occasione di questa ricorrenza per ricordare gli undici vincitori del Game of The Year: gli undici videogiochi che dal 2014 ad oggi si sono affermati come i migliori del loro anno sia dal punto di vista artistico che tecnologico. Abbiamo colto l'occasione per citare anche quali onorevoli videogiochi 'rivali' hanno dovuto sconfiggere per arrivare a questo onore.
Dragon Age: Inquisition (2014)
Un apice così elevato che Bioware stessa ha difficoltà a raggiungerlo nuovamente: Dragon Age: Inquisition nel 2014, ha segnato non solo un notevole traguardo per gli sviluppatori ma per il genere RPG fantasy stesso. Con i suoi indimenticabili doppiatori, personaggi, trama, colonna sonora, Inquisition ha lasciato un segno tale nei giocatori della serie che nulla è stato capace di colmare il vuoto da allora. Per la sua immersività, per il suo combattimento, per l'intreccio delle sue relazioni, questo gioco è stato acclamato da critica e fan, rendendosi un fiero successore dell'ugualmente amato Origins. Una perla per gli amanti dei giochi di ruolo che, ancora oggi, è una validissima opzione di gioco per chi vuole avere la certezza di un'esperienza videoludica di alta qualità.
Altri finalisti: Bayonetta 2, Dark Souls II, Heartstone, La Terra di Mezzo: l'Ombra di Mordor.
The Witcher III: Wild Hunt (2015)
Elevando la saga di CD Projekt Red basata sulle opere del polacco Andrzej Sapkowski arriva un altro vincitore RPG: The Witcher III: Wild Hunt, un'avventura così minuziosamente pensata fino al dettaglio da essere diventata una fonte d'ispirazione senza fine per l'intero decennio di giochi di ruolo a seguire. Nell'avventura di Geralt di Rivia alla ricerca di Ciri per salvarla dalla Caccia Selvaggia, gli sviluppatori hanno dimostrato cosa significa dare peso e valore a ogni singolo elemento del gioco, dal gameplay, l'oggettistica, le creature, ogni linea di dialogo meravigliosamente doppiata, ogni spazio interno esplorabile. Tra avventura principale, missioni secondarie e un gioco di carte che ripesca la tendenza anni Novanta di rendere i minigiochi protagonisti delle avventure di ruolo, The Witcher III ha offerto così tante ore di gioco di qualità elevata che non poteva non vincere. Una vera dimostrazione di dedizione.
Altri finalisti: Bloodborne, Fallout 4, Metal Gear Solid V The Phantom Pain, Super Mario Maker.
Overwatch (2016)
Nell'anno 2016 ad aggiudicarsi il Game of the Year fu un gioco che cambiò in maniera drastica l'approccio degli investitori verso il concetto di videogioco stesso: Overwatch. Il suo incredibile successo tra i videogiocatori e la critica è stato un mix perfetto delle sue caratteristiche: il multigiocatore sparatutto in prima persona è stato lanciato con un accattivante roster di eroi da usare, un gameplay vincente che invitava alla giocabilità continua, un design artistico che rapiva l'occhio e ha trasformato il suo cast in star del web per anni, e soprattutto un supporto continuato nel corso degli anni. Il gioco è stato un tale changer nell'industria che ha spinto molte aziende alla ricerca, spesso fallimentare, del miliardo ricavato da Blizzard dal gioco live service. Overwatch ha insegnato però, non senza vittime finite nella tomba dopo pochi mesi dalla pubblicazione, che è vero per i live service ciò che è vero per ogni altro gioco: sono belli soltanto se creati con la passione degli sviluppatori e non per cercare di far entrare in tasca un buon miliardino.
Altri finalisti: Doom, Inside, Titanfall 2, Uncharted 4: A Thief's End.
The Legend of Zelda: Breath of the Wild (2017)
Sovvertire schemi ormai consolidati all'interno di un settore non è mai facile, e allo stesso tempo è un qualcosa di cui raramente Nintendo ha paura. Con il suo coraggioso abbandono degli invadenti suggerimenti negli open world moderni, The Legend of Zelda: Breath of the Wild lancia Link in un nuovo genere di avventura, uno all'interno del quale il senso di meraviglia e di scoperta rapisce il cuore del giocatore in maniera indimenticabile, riportandolo alle puerili sensazioni di non aver idea di cosa ci aspetti dietro un qualunque angolo di questo splendido mondo. A Breath of the Wild non manca nulla, tra personaggi amabili, combattimenti che consentono al giocatore di inventarsi approcci personalizzati, misteri che attendono solo di essere scoperti dai più curiosi. Questo gioco fa scuola sul come rendere un open world non ripetitivo e, piuttosto, stimolante, e non è affatto una sorpresa che abbiamo ispirato tantissimi giochi dello stesso genere a seguire, anche quelli con i toni più distanti da Zelda stesso.
Altri finalisti: Horizon Zero Dawn, Persona 5, PlayerUknown's Battlegrounds, Super Mario Odyssey.
God of War (2018)
Anche il gioco che ha portato a casa il GOTY nel 2018 dimostra che abbandonare una vecchia strada per una nuova coraggiosamente può premiare. In un anno in cui i candidati erano fenomeni mondiali, God of War ribalta il personaggio di Kratos e il mondo della serie, portandosi in una ambientazione norrena in cui il rapporto complicato tra un padre e un figlio diventa il sottofondo di un'azione caotica e un'avventura quasi cinematografica. Con la sua innovativa tecnica di non interrompere mai il gioco, che con il semplice spostamento della telecamera, si svolge come un flusso continuo, God of War ci fa sentire come se stessimo vivendo un solo lungo film, un unico breve viaggio pieno di emozioni, scoperte e scontri violenti. Ci porta a sederci e riflettere sulla rabbia, il potere, il pentimento mentre un personaggio consumato dal passato e burbero come Kratos è costretto ad aprire se stesso per evitare che Atreus ripeta i suoi errori. Santa Monica Studio osa e vince, con uno dei titoli più memorabili del decennio.
Altri finalisti: Assassin's Creed Odyssey, Celeste, Marvel's Spider-Man 2, Red Dead Redemption 2, Monster Hunter World.
Sekiro: Shadows Die Twice (2019)
Se c'è una danza mortale tra nemici potenti, è chiaro che a spuntarla nel 2019 non avrebbe potuto essere che un vero esperto in materia, Sekiro: Shadows Die Twice di FromSoftware. In questo Giappone del periodo Sengoku poco storicamente riferito e molto colorato di fantasie ad ispirazione buddhista, Miyazaki e il suo team evolvono la formula dei Souls, lasciandosi dietro alcuni degli elenti RPG in favore di un titolo più action, con elementi stealth, e così dinamico da far davvero pensare ad un ballo complesso e frenetico in cui sbagliare un passo equivale a morire. Con la sua ventata di aria fresca, Sekiro segue la scia già tracciata di Bloodborne e la porta ad un livello ancora più elevato: certo che bisogna calcolare e studiare i movimenti dei nemici, in particolare gli epici boss, ma ora bisogna farlo più in fretta, in un battito di ciglia, sul filo della lama di uno shinobi. Con la sua pura ed innegabile qualità, Sekiro porta a casa il titolo di gioco dell'anno nonostante ci siano migliaia e migliaia di giocatori che sono usciti sconfitti dalla sua tanto frustrante quante entusiasmante difficoltà.
Altri finalisti: Control, Death Stranding, Resident Evil 2, Super Smash Bros. Ultimate, The Outer Worlds.
The Last of Us Part II (2020)
Avendo aperto la strada ad un tipo di narrazione estremamente cruda e diretta per quanto riguarda le emozioni umane con il primo titolo ai tempi in cui un Game of the Year non esisteva, The Last of Us va a reclamare i proprio meriti col il suo sequel.
Ancora più intensamente dell'originale, Part II ci getta addosso senza filtri il lato così brutto dell'essere umano da farci voler guardare via. Intenso, carico di azione ed emozioni, questo gioco viaggia sul confine del giusto e del sbagliato, del punto di vista così intimo che il giocatore stesso, a momenti, non riesce a distinguere più le due cose e si immerge nella consapevolezza che ogni umano potrebbe essere un ostacolo nella storia di un altro umano. Nel peso della narrativa di The Last of Us, gli infetti potrebbero diventare quasi un sottofondo, una scossa adrenalinica che ogni tanto ci ricorda che ci sono veri mostri fuori della mostruosità che siamo noi dentro. Chiudendo il cerchio di Joel e Ellie, chissà se per sempre, The Last of Us Part II porta a casa un Game of the Year tinto di scelte narrative pesanti, amore per i dettagli morboso che caratterizza i titoli Naughty Dog e lascia con un senso di vuoto che può consumare.
Altri finalisti: Animal Crossing New Horizons, Doom Eternal, Final Fantasy VII Remake, Ghost of Tsushima, Hades.
It Takes Two (2021)
Dopo l'esperimento di A Way Out, Joser Farse e il suo team degli Hazelight Studios hanno sfruttato a pieno l'esperienza per creare qualcosa che fosse veramente speciale. It Takes Two non è rilevante soltanto per la qualità del gioco, ma per la filosofia sulle cui spalle si regge. Con il suo piccolo team, questo gioco sa coinvolgere emotivamente e allo stesso tempo promuovere un tipo di cooperativa, soprattutto in locale, che ha riacceso un'intera fiamma all'interno del settore. Schermo diviso, divano e un pad è tutto quello che serve a due persone per godersi insieme un'avventura che non sia soltanto divertente da giocare ma anche coinvolgente da vivere. Sulla schiena di questo titolo si sorregge un nuovo modo di intendere anche la premiazione del gioco dell'anno, di guardare non soltanto alla produzione imponente o al fenomeno immediatamente riconosciuto dal grande pubblico. Soprattutto, si guarda al riconoscimento dei piccoli team che sviluppano un videogioco per l'amore e il desiderio di giocare proprio quel tipo di gioco.
Altri finalisti: Deathloop, Metroid Dread, Psychonauts 2, Ratchet & Clank: Rift Apart, Resident Evil Village.
Elden Ring (2022)
Il 2022 afferma il successo di FromSoftware come unica vincitrice del premio per due volte, grazie all'avvento di Elden Ring. Per la prima volta uno degli immaginari di Miyazaki e del suo team si apre all'open world e il risultato è incredibile: proprio come il precedente vincitore del 2017, Elden Ring riesce a catturare nuovamente la magia della scoperta, a regalare al giocatore un universo da esplorare per ore, ad avventurarsi solo per la curiosità di scoprire quale prezioso tesoro o quale mortale nemico si nasconde dietro l'angolo, piuttosto che marcare esplicitamente tutto sulla mappa. Con il contributo di George R.R. Martin, autore della saga A Song of Ice and Fire da cui è tratta il Trono di Spade, questo gioco si tinge di indimenticabile, ricamandosi nella memoria e l'immaginario dei giocatori e offrendo, come tipico di FromSoftware, così tanti spunti per riflettere e cercare di comprendere ciò che non è esplicitamente detto da tenerli incollati a se stesso per anni ancora. Centinaia di ore dopo, è garantito che ci saranno segreti che non avete ancora conquistato nella vostra run.
Altri finalisti: A Plague Tale: Requiem, God of War Ragnarok, Horizon Forbidden West, Stray, Xenoblade Chronicles III.
Baldur's Gate 3 (2023)
Quando è sbocciato fuori dalla sua fase di Early Access contenente solo il Primo Atto, Baldur's Gate 3 ha rotto record su record sulle piattaforme digitali, arrivando in pochissimo tempo ad uno spaventoso numero di videogiocatori. La formula vincente? Beh, tutto. Questo gioco è riuscito magistralmente a catturare all'interno di un prodotto videoludico l'esperienza di gioco di Dungeons & Dragons - con i necessari adattamenti - per fornire al giocatore l'illusione di essere al tavolo di gioco con un dado tra le mani. Una trama appassionante, personaggi indimenticabili ognuno con la propria storia e il proprio obiettivo al di fuori di quello condiviso, combattimenti strategici di peso, le decine e decine di ramificazioni degli eventi in base alle scelte del videogiocatore hanno fatto sì che Baldur's Gate 3 di Larian Studios trionfasse, anche grazie ad un sopporto continuato del team di sviluppo che è perennemente al lavoro per migliorare e aggiungere ad un gioco già incredibile.
Altri finalisti: Alan Wake II, The Legend of Zelda Tears of the Kingdom, Spider-Man 2, Resident Evil 4, Super Mario Bros. Wonder.
Astro Bot (2024)
È il trionfo del piccolo e perfetto: tra mostri giganti da abbattere, colonne sonore sontuose, mondi enormi, a spuntarla è il robottino Astro Bot, nuovo simbolo di Playstation. Con la sua terrificante meticolosità, l'amore per i dettagli, la celebrazione di decenni di storia dei videogiochi, questo platform dimostra che è ancora possibile per gli sviluppatori fare un gioco che sia, semplicemente, divertente ed emozionante da giocare. Astro Bot è instancabilmente universale: i bambini avvieranno il gioco e lo ameranno; gli adulti probabilmente sentiranno le lacrime formarsi agli occhi, coccolati dal ricordo di tutti i videogiochi che hanno giocato. Dall'inizio alla fine (titoli di coda inclusi), chiunque abbia un DualSense tra le mani e giochi a questo titolo percepirà unicamente l'amore, la dedizione e la passione del team di sviluppo che ha, palesemente, creato Astro Bot perché voleva giocarlo. Un segnale fortissimo per l'industria videoludica.
Altri finalisti: Balatro, Metaphor ReFantazio, Final Fantasy VII Rebirth, Elden Ring Shadow of the Erdtree, Black Myth: Wukong.
Con Astro Bot si conclude così una lista di vincitori onorevoli. Il più importante elemento ricavabile da questo elenco, l'importanza stessa di questi videogiochi è facilmente riscontrabile nel modo in cui hanno influenzato non solo il settore in generale ma anche i giochi che li hanno seguiti nel corso degli anni. Da questo premio non vengono fuori soltanto amabili capolavori da scoprire o rivivere, ma soprattutto pionieri del videogioco, segnatori della strada futura, profeti di un modo di intendere l'industria nel suo complesso.
Il Game of the Year stesso non è solo un gioco, ma un evento le cui scosse scuotono i suoli del mondo videoludico per evitare che si accomodino troppo.
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