In una saga di videogiochi che ha come leitmotiv il mistero a stampo storico, quanta importanza possiamo dare alla Storia?
(ATTENZIONE AGLI SPOILER, anche se siete in ritardo di 14 anni)
La serie di videogiochi di Uncharted è una delle saghe più rappresentative di casa Sony. Nata dalle menti di Naughty Dog, software house la cui collaborazione pluridecennale con PlayStation ha sfornato capolavori su capolavori, questa saga nasce nel 2007 con "Uncharted: Drake's Fortune", affermandosi presto come uno dei cavalli di battaglia dell'allora nuova e fiammante PlayStation 3. Per Naughty Dog, dopo l'egregio lavoro svolto con l'ormai iconico Crash Bandicoot su PlayStation 1, e successivamente con la saga dai toni più cupi ma comunque cartooneschi di Jak and Daxter nell'era PlayStation 2, quella di Uncharted era un'esperienza del tutto nuova e inedita. Uncharted era un gioco la cui veste grafica era improntata al realismo, in cui si trattavano temi più maturi rispetto al passato, il cui sfondo narrativo era il nostro mondo, le nostre leggende, la nostra Storia. Un moderno intreccio à la Indiana Jones, in cui il protagonista Nathan Drake vestiva i panni del cercatore di tesori al limite della moralità, piuttosto che fare l'archeologo. Il successo commerciale e di critica di Uncharted fu clamoroso, e spinse Naughty Dog a continuare le avventure di Drake, rendendo possibile su PS3 la creazione di "Uncharted 2: Among Thieves" (a detta dei più, il migliore della saga) e di "Uncharted 3: Drake's Deception".
Nathan Drake si è fatto strada per anni tra misteri e storie che si perdono nella leggenda e nel mito, giungendo alla degna conclusione del suo percorso di (anti)eroe nel 2016 con "Uncharted 4: Thief's End". La saga conta anche uno spin-off del 2017 altrettanto valido, con protagoniste due donne dal forte carattere, vecchie conoscenze di Nathan, intitolato "Uncharted: The Lost Legacy".
Cosa significa letteralmente "uncharted"? Il termine inglese si riferisce a "ciò che non è sulla mappa", ossia all'inesplorato. E proprio questo è il perno narrativo che caratterizza ogni singolo episodio della serie: la scoperta di tesori e/o luoghi fantastici le cui leggende fanno sognare ancora oggi. Luoghi mitici, forse mai esistiti, forse semplicemente sommersi da troppa sabbia, ma tutti aventi un argomento comune: la Storia.
Diciamocelo chiaramente, nella maggior parte dei casi l'utilizzo di un incipit a stampo storico nelle opere di finzione (sia fuori che dentro ai videogames) non è che un pretesto per viaggiare di fantasia, romanzare, perdersi in vicende forse anche un po' poco credibili. Ma è proprio questo il fascino magnetico che contraddistingue opere come ad esempio i film su Indiana Jones. D'altronde in ogni opera di finzione che si rispetti è l'intrattenimento che deve farla da padrone, e Uncharted non ne è esente, soprattutto considerando la sua natura di videogame. Se avessimo cercato la veridicità storica, avremmo fatto meglio a guardare un documentario.
Andiamo quindi a scoprire su cosa si basano le vicende della prima avventura di Nathan Drake.
Il primo capitolo dell'acclamata saga si apre con il ritrovamento, al largo delle coste di Panama, della bara di Sir Francis Drake, il corsaro inglese vissuto nella seconda metà del XVI secolo, da parte del nostro protagonista Nathan Drake, suo discendente. La bara risulta vuota, tranne che per una pagina di diario scritta di pugno dal corsaro, la quale dà indicazioni per la leggendaria città di El Dorado. Nathan, insieme al suo amico di una vita Victor Sullivan e ad Elena Fisher, giornalista la cui compagnia ha finanziato il progetto per ricavarne un buon documentario, si imbarcherà in un lungo viaggio che lo porterà dapprima in Colombia e successivamente in mezzo ad un'isola sperduta dell'Oceano Pacifico. Tra complotti nazisti (avete letto bene, nazisti) e maledizioni indigene, Nate riuscirà a scoprire la verità che si cela dietro al mistero di El Dorado, nonostante i problemi creati da alcuni suoi "colleghi cacciatori", sempre pronti a mettergli i bastoni tra le ruote.
Sir Francis Drake
Ricorrere a figure storiche come quelle dei pirati per creare storie è sempre una sicurezza, poiché tale escamotage permette di romanzare ed inventare di sana pianta molti passaggi delle vite di questi marinai, spesso avvolte nel mistero. A causa del loro stile di vita turbolento, sfuggente e distante dalla civiltà per la maggior parte del loro tempo, spesso abbiamo ben poco materiale scritto che riesca a delineare i passaggi salienti della vita di queste figure, e anzi il più di quello che giunge fino ai nostri giorni è frutto di testimonianze e racconti orali tramandatisi nel tempo, spesso abbelliti e infarciti di dettagli pittoreschi dal narratore di turno. Tutto ciò favorisce la nascita di vere e proprie leggende su questi uomini, sulle loro gesta e scoperte, in linea con l'alone di mistero che spesso le storie di mare si portano con sé. Va da sé che, tendenzialmente, quando ci si ispira a figure come questa, si ha spesso carta bianca, poiché non si è limitati da fatti e date precisi (spesso non si conoscono neanche le date di nascita o di morte).
In gergo essere corsaro (la cui definizione nasce dalla "guerra di corsa", ossia l'assaltare velocemente le altre navi per depredarle) significava esercitare la pirateria "legalmente", poiché si era, a tutti gli effetti, al servizio della Corona. Nonostante la figura del pirata esista da praticamente sempre, fin dall'antichità, bisogna precisare che i pirati le cui vite si perdono totalmente nel mito (come ad esempio quella di Edward Teach, "Barbanera") nascono in un secondo momento, quasi un secolo dopo rispetto all'epoca di Sir Francis, quando ormai il mestiere di corsaro non veniva quasi più riconosciuto, e molti marinai, trovatisi senza paga o nati già in contesti di pirateria, cominciarono a fare quello che meglio sapevano fare: razziare e depredare per sé stessi, invece che per conto dei propri sovrani.
Il caso di Sir Francis Drake però è più particolare, poiché egli è forse il corsaro più famoso di sempre. Il suo essere cittadino inglese (egli nacque a Devon) ha facilitato le cose. La vita e le gesta di Sir Francis sono state studiate e delineate in modo abbastanza preciso nel corso degli anni, tranne che per gli anni intercorsi tra l'inizio e la fine del suo viaggio per mare più lungo, quello tra il 1577 e il 1580, di cui si hanno informazioni vaghe. Sappiamo per certo che nel 1577 Drake partì per una missione per conto della regina Elisabetta I, il cui scopo era quello di danneggiare la Spagna depredando le sue navi ed i suoi insediamenti lungo le coste americane. Drake attraversò l'Atlantico con altre quattro navi ma, a causa del forte maltempo trovato in più occasioni, arrivò al superamento dello stretto di Magellano da solo. Solo con la sua nave ammiraglia ed il suo equipaggio. Drake depredò e razziò lungo la maggior parte delle coste americane del Pacifico e si dice che per ritornare nell'Atlantico fosse quasi riuscito a raggiungere il Passaggio a Nord Ovest (forse la rotta navale più pericolosa e misteriosa della storia, vicina al Polo Nord, che prevedeva l'attraversamento dell'arcipelago artico canadese nel Mar Glaciale Artico, composto da tantissime, insidiosissime isolette).
Alla fine, non riuscendo a trovare il passaggio, fu costretto a fare dietrofront. Attraversò il Pacifico, raggiunse l'odierna Indonesia e, tra una sosta e l'altra, riuscì a doppiare il Capo di Buona Speranza, la punta del Sudafrica. Drake rientrò in Inghilterra nel 1580 carico di tesori e spezie rubati agli spagnoli. Pare che il valore del bottino fosse talmente alto da essere superiore alle entrare che la Corona riceveva in un anno intero. Fu questo il principale motivo della sua nomina a cavaliere della Corona nel 1581.
Tutti i resoconti scritti sul viaggio furono tenuti segreti su ordine della regina, i partecipanti al viaggio tenuti in silenzio a costo della vita. Da ciò sono nate speculazioni e congetture tra le più variopinte, portando il viaggio di Drake a vera e propria leggenda. Chissà quali meraviglie avrà visto e quali scoperte avrà fatto! Forse riuscì davvero a trovare la mitica El Dorado.
Una cosa è certa: il suo viaggio è stato davvero leggendario per l'epoca. Dopotutto, Sir Francis è stato a tutti gli effetti il primo uomo inglese a circumnavigare la Terra, tornando sano e salvo.
La primissima circumnavigazione del globo è da attribuire a Ferdinando Magellano, l'esploratore portoghese che intorno ai primi anni '20 del '500 tentò il viaggio per mare verso ovest, passando dallo stretto delle americhe che successivamente ne prese il nome. Purtroppo Magellano morì nelle Filippine nel 1521, non riuscendo propriamente a concludere l'impresa.
Drake divenne sindaco di Plymouth, giocando quindi anche un ruolo politico da quel momento in avanti.
Nel 1585 prese parte alla guerra anglo-spagnola che era appena scoppiata, contribuendo alle principali battaglie, saccheggiando porti e conquistando forti spagnoli.
La sua morte sopraggiunse nel 1596 per dissenteria, durante una sfortunata campagna di conquista delle colonie spagnole insieme al cugino John Hawkins. Fu sepolto in mare in una bara di piombo nei pressi di Portobello, a Panama. Ed è proprio con il ritrovamento della bara che, 411 anni dopo, comincia la storia di Uncharted.
Il motto di Drake era "Sic parvis magna", che letteralmente significa "da cose così piccole, grandi cose (derivano)" oppure "da cose così piccole a cose così grandi". Nathan Drake porta sempre con sé un anello con incise queste tre parole.
El Dorado
Il mito di El Dorado ha da sempre fatto sognare ad occhi aperti generazioni di persone e, nel periodo in cui le credenze erano più forti, ha portato avventurieri, esploratori, aristocratici, perfino banchieri, alla sua ricerca. Uomini di ogni tipo ed estrazione sociale.
Ma cosa sappiamo davvero di El Dorado? La storia nacque dalla credenza che, al di là del mondo conosciuto, in quel continente così misterioso, ci potesse essere una quantità esagerata di ricchezze di ogni genere.
La leggenda su di una città, o paese, ricolma di oro e oggetti preziosi e fonte di antiche conoscenze esoteriche, cominciò a prendere forma dopo il ritorno dalle americhe delle prime spedizioni spagnole. In particolare quella di Francisco Pizarro, che nel 1534 tornò con un carico immenso di lingotti d'oro e argento, oltre 80 tonnellate in tutto, risultato della fusione di numerosi oggetti e gioielli della cultura Inca. Col senno di poi, è tragico quanto sia andato perduto della cultura e della tradizione di quei popoli con la fusione di tutte queste ricchezze simboleggianti riti e rituali delle loro religioni.
Nella zona dell'attuale Colombia gli spagnoli erano molto attivi nell'esplorazione e nelle ricerche. La Laguna di Guatavita, a Nord di Bogotà, attuale capitale colombiana, era ritenuta zona sacra dal popolo Muisca. Prima dell'arrivo del conquistador Gonzalo Jiménez de Quesada che scoprì il sito, il popolo Muisca era solita praticare dei riti religiosi relazionati con il culto del Sole. Nello specifico lo Zipa, la più alta autorità dei Muisca, si cospargeva di polvere d'oro e resina e s'inoltrava verso il centro del lago con una zattera, per poi tuffarsi e compiere delle abluzioni con cui si puliva dalla polvere, così da poter donare l'oro agli dei. In seguito gli altri fedeli provvedevano a gettare altre offerte in forma di oggetti preziosi nel lago. Questa cerimonia è riconosciuta all'unanimità come principale fonte di ispirazione per la leggenda, e fu proprio grazie al termine spagnolo "El Indio Dorado" (trad. indiano d'oro, uomo d'oro) attribuito allo Zipa che si lavava dalla polvere dorata nel lago di Guatavita, che la città protagonista del mito guadagnò il nome di El Dorado.
Particolare fu poi il caso della famiglia di banchieri tedesca Welser che, dopo essere stata ricompensata con una piccola parte di territori dell'America centrale da Carlo V in seguito all'impossibilità da parte del sovrano di ripagare i debiti contratti per la sua elezione, si interessò alla ricerca di El Dorado proprio grazie alle ricchezze che gli spagnoli riportavano. A quei territori, ribattezzati "Venezuola" ("Piccola Venezia") da Amerigo Vespucci a causa della rassomiglianza con la città italiana delle costruzioni indigene su palafitte, fu assegnato Ambrosius Ehinger detto "Dalfinger", con la carica di "Governatore delle isole del Venezuela". Fu sotto Dalfinger e successivi governatori che tra il 1525 e il 1540 dalla Piccola Venezia partirono molte spedizioni nell'entroterra alla ricerca della mitica città, tutte senza esito e pagate a caro prezzo in vite umane. Alcune di queste aiutarono a tracciare mappe, a scrivere trattati sulla cultura degli indios, e a riportare ingenti quantità d'oro, nonostante tutto.
La Piccola Venezia vide la sua fine quando i territori degli Welser furono ripresi dagli spagnoli, ponendo fine alla breve campagna di colonizzazione tedesca.
Gli spagnoli organizzavano numerose spedizioni in quegli anni, e continuarono sia durante che dopo il periodo della Piccola Venezia. Fu grazie all'esplorazione di tutto il territorio centrale e parte di quello meridionale che si arricchirono in modo smisurato, anche se El Dorado non fu mai trovata. Le spedizioni sono continuate per centinaia di anni da parte di praticamente ogni popolo europeo e non. L'ultima spedizione ufficiale risale addirittura al 2000.
Nel videogioco, al posto di essere una città, El Dorado è invece un'imponente statua d'oro, o meglio un sarcofago, al cui interno si cela un oscuro e terrificante segreto: una salma che porta con sé una maledizione. La scelta degli sviluppatori di rendere El Dorado un preciso, grande oggetto è probabilmente da attribuire all'impossibilità per quegli anni di realizzare qualcosa di così imponente come una città, sia a livello grafico che tecnico. La statua, comunque, è funzionale alla trama, in quanto principale causa della rovina di coloro che hanno cercato di trafugarla.
Un successo incredibile
Il successo di Uncharted: Drake's Fortune è stato immenso, e ciò ha contribuito a rendere possibile progetti più audaci per i sequel, grazie ai guadagni via via sempre più importanti per Naughy Dog. Se neanche nel primo episodio di una saga di videogiochi v'è traccia della leggendaria città d'oro, sappiate che in tutti i sequel di Uncharted i principali oggetti di ricerca sono altre città mitiche, e questa volta Nathan Drake è riuscito a scovarle tutte!
Un film su Uncharted è in progetto da anni. È stato protagonista di molte tribolazioni, tra cui rimandi e cancellazioni, ma a breve diverrà finalmente realtà. Il film "The Uncharted" è previsto per il 2022, ed è prodotto, ovviamente, da Sony Pictures. Avrà come protagonista un giovane Nathan Drake, impersonato da Tom Holland, il già ottimo Spider-Man del Marvel Cinematic Universe, famoso per le sue doti di ginnasta. Quello di Nathan Drake è un ruolo molto fisico, se Holland riuscirà ad essere convincente come lo è stato nei panni di Peter Parker, possiamo aspettarci grandi cose!
E voi, siete impazienti di vedere Uncharted approdare sul grande schermo?
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